ROMA - Il mago dell’Hertha arriva da Pecs, la città della birra e della porcellana, a due ore di macchina da Budapest. Pal Dardai è uno dei cinque allenatori stranieri della Bundesliga: gli altri sono il croato Niko Kovac (Bayern Monaco), lo svizzero Lucien Favre (Borussia Dortmund), l’austriaco Adi Hütter (Eintracht Francoforte, rivale della Lazio in Europa League) e il turco Tayfun Korkut (Stoccarda). E’ ungherese, ha 42 anni ed è riuscito a tirare fuori dal cilindro con pochi soldi e tante idee una squadra - l’Hertha Berlino - che si è infilata nelle zone aristocratiche della classifica. Tredici punti in sei giornate, stesso rendimento del Bayern (sei titoli di fila), secondo posto e applausi: solo il Borussia Dortmund, primo a quota 14 e unico club ancora imbattuto in Germania, sta viaggiando più veloce. Dardai ha guidato in passato anche la nazionale ungherese: il 4-2-3-1 è il suo mantra.
L’IMPATTO - Fantasia, pressing, ritmo, muscoli: l’Hertha, tornato in Bundesliga nel 2013, due campionati vinti quasi un secolo fa (nel 1930 e nel 1931 con Richard Girulatis in panchina), è la risposta al calcio dei ricchi e dei potenti. Nella scorsa stagione era arrivato decimo, adesso sogna di recitare il copione del vecchio Leicester di Claudio Ranieri. E il successo di venerdì per 2-0 sul Bayern, con i gol di Vedad Ibisevic su rigore e dello slovacco Ondrej Duda (classe 1994, mezzala, elogi e paragoni con Marek Hamsik), ha certificato ancora una volta la qualità del lavoro svolto da Dardai, che allena l’Hertha dal 5 febbraio del 2015.
LA MENTALITA’ - Una squadra brillante, spregiudicata, che regala spettacolo e divertimento. Autostima, coraggio, schemi studiati a memoria. Zero complessi, neppure di fronte al Bayern. Thomas Kraft (1988) in porta, Valentino Lazaro (1996) e Maximilian Mittelstädt (1997) sulle fasce. I due centrali della difesa sono Niklas Stark (1995) e Karim Rekik (1994). A costruire il gioco e a proteggere il reparto arretrato pensano Arne Maier (1999) e Per Ciljan Skjelbred (1987). Gli esterni sono Salomon Kalou (1985) e Javairo Dilrosun (1998). Duda inventa colpi e prova spesso il tiro da fuori area, alle spalle del centravanti Vedad Ibisevic (1984), 150 gol in carriera. Esperienza e gioventù, una rosa di trentacinque giocatori, l’età media è di 24,3 anni, la più bassa in Bundesliga dopo quella del Lipsia (23,6).
PARAMETRO ZERO - Determinante il contributo delle due ali, dell’esperto Kalou (ivoriano, una Premier e una Champions centrate con la maglia del Chelsea) e del giovane olandese Dilrosun, pescato dall’Hertha nella squadra B del Manchester City. Vent’anni, mancino, due gol (al Wolfsburg e al Werder Brema) e tre assist in cinque partite di campionato. L’Hertha lo ha preso gratis in estate, da svincolato. E Dardai lo ha trasformato in una delle frecce del suo 4-2-3-1. Dilrosun è nato ad Amsterdam il 22 giugno del 1998, ha iniziato nel vivaio dell’Ajax, il City lo portò in Inghilterra nel 2014 in cambio di trecentomila sterline. E’ alto un metro e 75, è originario del Suriname, è un’ala classica: scatto, progressione, tecnica raffinata, il contropiede è la sua specialità. Ha firmato un contratto per quattro stagioni, fino al 2022. E in poche settimane è diventato uno dei segreti dell’Hertha delle meraviglie.