ROMA - C’è una tendenza opposta rispetto alla serie A. Solo quattro allenatori inglesi lavorano in una Premier League sempre più globalizzata, mentre in Italia l’unico straniero è Julio Velazquez, spagnolo dell’Udinese. Sedici tecnici su venti, nel regno della Brexit, arrivano dall’estero: il partito dei conservatori è formato da Roy Hodgson (71 anni sulla carta d’identità e 47 trascorsi in panchina, il totem del Crystal Palace), Sean Dyche (Burnley), Neil Warnock (promosso a maggio con il Cardiff) e da Eddie Howe, classe 1977, il più giovane della comitiva, l’ingegnere di un Bournemouth preso per mano in League One (serie C) e portato nel campionato più seguito del mondo (le partite sono trasmesse in 228 Paesi). Howe è l’emergente che sgomita tra i maestri della tattica: da Pep Guardiola a José Mourinho, da Jürgen Klopp a Mauricio Pochettino, da Unai Emery a Maurizio Sarri, da Rafa Benitez a Manuel Pellegrini. Ha un contratto fino al 2020, è alla sua undicesima stagione da manager del Bournemouth e i tifosi lo considerano un po’ una bandiera, un simbolo, il loro Diego Simeone, che nell’Atletico Madrid ha costruito dal 2011 la sua casa perfetta.
L’EXPLOIT - Dopo due giornate il Bournemouth di Howe è uno dei cinque club al comando della Premier insieme con il Manchester City, il Chelsea, il Tottenham e il Watford della famiglia Pozzo. Ha esordito battendo senza troppa fatica il Cardiff (2-0) e sabato scorso ha ridimensionato le ambizioni del West Ham (2-1), governato da luglio dal cileno Pellegrini (che ha vinto la Premier nel 2014 con il Manchester City) e pronto a investire in estate sessanta milioni di euro per Felipe Anderson e Andriy Yarmolenko. E’ un Bournemouth che si muove in campo con i meccanismi di un computer: ritmo, pressing, sovrapposizioni sulle fasce, un 4-4-2 sull’impronta di Sacchi, due terzini (Smith e Daniels) in grado di scambiarsi i compiti con gli esterni Brooks e Fraser. Un tandem d’attacco, Wilson e King, che ha preso forma nel 2015 e garantisce equilibri anche in copertura. Una squadra raccolta, compatta, disegnata nello spazio di venti metri: Surman e Gosling costruiscono la manovra, Cook e Aké (ex talento olandese del Chelsea) dirigono la difesa davanti al portiere Begovic, trentuno anni, bosniaco, cresciuto nel vivaio del Portsmouth e costato undici milioni mezzo nel 2017, quando ha deciso di lasciare il Chelsea.
LE FASCE - Il gioiello si chiama David Brooks, è un’ala destra, accende il gioco con i suoi strappi e prova a spostare gli equilibri: è stato il terzo affare più costoso dell’ultimo mercato del Bournemouth dopo quelli legati al mediano colombiano Jefferson Lerma (1994, acquistato per 28 milioni, ex Levante) e al terzino sinistro Diego Rico (1993, spagnolo, arrivato dal Levante per dodici milioni). Brooks si è imposto nello Sheffield United, è stato pagato undici milioni e trecentomila euro. E’ nato in Inghilterra, a Warrington, l’8 luglio del 1997, è alto un metro e 73, ha cominciato nel vivaio del Manchester City: scatto, agilità, dribbling. Dopo cinque presenze nell’Under 20, ha deciso però di indossare la maglia del Galles, grazie alla nazionalità della mamma, cresciuta a Llangollen. Howe è convinto che possa diventare un talento da grande club, lo ha studiato nello Sheffield United e ha lavorato per portarlo in Premier, dopo tre gol e cinque assist in Championship.
IL MECCANISMO - Brooks ha creato una splendida intesa con Ryan Fraser, l’altro esterno di centrocampo: ventiquattro anni, scozzese, tre presenze in nazionale (l’esordio con Gordon Strachan, sostituito poi dal ct Alex McLeish). Fraser ha le stesse caratteristiche di Brooks: fa aumentare alla squadra i giri del motore. E’ alto un metro e 63, ma ha una benzina infinita. Non finisce mai il serbatoio. Un gol al Cardiff e un assist per Cook nella gara con il West Ham: è stato uno dei segreti della brillante partenza del Bournemouth, che ha chiuso lo scorso campionato al decimo posto in compagnia del Newcastle di Benitez e del Crystal Palace di Hodgson. E’ nato ad Aberdeen il 24 febbraio del 1994, usa soprattutto il piede destro, ma il suo binario preferito è quello di sinistra. Ha iniziato la carriera nell’Aberdeen, il Bournemouth lo ha ingaggiato nel 2013. Ha fatto anche un’esperienza in prestito all’Ipswich. E’ uno dei colonnelli, degli intoccabili di Howe: cinque gol (compresa una doppietta all’Everton) e tre assist nello scorso torneo.