Shibasaki, la magia contro il Barça e l’affetto dei tifosi del Getafe

E' una mezzala, ha 25 anni, il calcio lo spagnolo lo ha scoperto nel dicembre del 2016, quando nei Kashima Antlers realizzò una doppietta al Real Madrid nella finale del Mondiale per Club. E' nel giro della nazionale giapponese.
Shibasaki, la magia contro il Barça e l’affetto dei tifosi del Getafe
Stefano Chioffi
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ROMA - Nel giorno della presentazione ha salutato con un inchino i tifosi del Getafe, allo stadio “Coliseum”, in forma di ringraziamento e di rispetto. Gaku Shibasaki ha portato in Spagna le sue tradizioni, il suo stile, la sua cultura. E’ uno dei due giapponesi che giocano nella Liga: l’altro si chiama Takashi Inui, è un’ala sinistra e ha un contratto con l’Eibar. Shibasaki si è inventato, contro il Barcellona di Leo Messi, un gol da sigla televisiva che è rimbalzato subito in ogni angolo del mondo grazie ai siti e a youtube. Tiro al volo di sinistro, da fuori area, pallone all’incrocio dei pali: lo ha festeggiato allargando le braccia a forma di aquilone. Era il 16 settembre, l’alba della sua avventura spagnola: 1-2 il risultato finale, ma quella magia è diventata uno spot perfetto. Sesto giapponese ad aver segnato nella storia della Liga: il primo fu Shoji Jo, attaccante del Valladolid, nel 2000. 

LA SCELTA - Indossa la maglia numero dieci, senza remore e preoccupazioni. Nei Kashima Antlers, dove aveva chiuso la carriera un principe del calcio come Zico, si era costruito una bella immagine. Ventisei gol e quarantacinque assist tra coppe e campionato, una doppietta al Real Madrid nella finale del Mondiale per Club (18 dicembre del 2016), vinta poi per 4-2 da Cristiano Ronaldo, autore di una tripletta. Questa la sua carta d’identità da mezzala, quando nello scorso gennaio era sbarcato in Spagna in cerca di un ingaggio. Aveva sostenuto un provino per il Las Palmas, ma alla fine l’accordo era sfumato. E così aveva accettato di giocare in “Segunda Division”, sfiorando la promozione con il Tenerife. Esame superato: dodici partite, un gol all’Alcorcon, prestazioni convincenti. 

L’IDEA - In estate ha ricevuto una telefonata dai dirigenti del Getafe, club che porta il nome di una città alla periferia di Madrid. Una società salita nella Liga per la prima volta nel 2004 e retrocessa solo nel 2016, riuscendo però a ricreare subito le basi per centrare la promozione, ottenuta nella finale dei play-off proprio contro il Tenerife di Shibasaki. Si è legato per quattro stagioni, fino al 2021. Shibasaki ha sopportato l’impatto con una realtà diversa da quella conosciuta in Giappone. Tifosi più esigenti, campionato più selettivo, ma nel Getafe - allenato da José Bordalas - è riuscito a ritagliarsi uno spazio. Sedici presenze, una perla contro il Barcellona, 746 minuti in campo. 

LA NAZIONALE - E’ stato fuori due mesi a causa di un infortunio al piede sinistro. Mezzala, ma anche regista classico, oppure trequartista: tecnica raffinata, eleganza, visione di gioco. E’ mancino, è alto un metro e 75, è nato a Noheji il 28 maggio del 1992. Ha i capelli a caschetto, in campo li tiene fermi con un elastico. Ha quasi ventisei anni, l’età giusta per dare un’impronta alla sua carriera, cominciata nell’Aomori Yamada. In passato era stato seguito dal Milan. Ha convinto il Getafe a investire ancora in Giappone: nei piani del club, adesso, c'è Kenyu Sugimoto, centravanti del Cerezo Osaka. E’ nel giro della nazionale giapponese, sta provando a guadagnarsi sul filo di lana la convocazione per il Mondiale e a convincere il ct Vahid Halilhodzic, passaporto bosniaco. Fu lanciato nel 2014 da Javier Aguirre, predecessore di Halilhodzic: quattordici gare e tre gol (al Venezuela, agli Emirati Arabi e all’Uzbekistan).


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