ROMA - Finanziato dalla Red Bull e allenato in passato da Giovanni Trapattoni, il Salisburgo ha un ricco conto in banca e ha vinto il campionato sei volte negli ultimi nove anni. Una prosperità sportiva ed economica che non scaturisce solo dall’alleanza con l’azienda austriaca, in grado di far registrare un fatturato di cinque miliardi di euro, ma anche dalla filosofia di una società che riesce a vendere i suoi giocatori più interessanti a prezzi da favola: negli ultimi diciotto mesi ha ceduto la mezzapunta senegalese Sadio Mané al Southampton per quindici milioni di euro, ne ha intascati dodici per il passaggio al Borussia Dortmund dell’esterno austriaco Kevin Kampl (ora al Bayer Leverkusen) e altri undici grazie al trasferimento del centravanti brasiliano Alan al Guangzhou Evergrande, in Cina.
L’AFFARE - In questo momento, il Salisburgo è il club austriaco più competitivo. Una crescita costante, nel segno di una strategia che gli ha permesso di allargare i suoi confini. Si sta facendo conoscere, come marchio, anche in Giappone. E i riscontri, a livello di merchandising e di visibilità, sono legati alla scoperta di uno dei giovani più promettenti del calcio asiatico: si chiama Takumi Minamino, è un esterno, ha venti anni, ha già segnato sette gol in questo campionato e ha appena ricevuto la convocazione in nazionale dal ct Vahid Halilhodzic, passaporto bosniaco, che lo ha fatto esordire lo scorso 13 ottobre in occasione del pareggio in trasferta contro l’Iran (1-1), valevole per la prima giornata delle qualificazioni al Mondiale del 2018 in Russia.
OTTOCENTOMILA EURO - Minamino è l’ultima intuizione, in ordine di tempo, del Salisburgo, dove ha iniziato il suo percorso professionale anche Roger Schmidt, 48 anni, che adesso allena il Bayer Leverkusen, avversario della Roma nel girone di Champions League. Sette gol e tre assist in tredici presenze: questo il biglietto da visita di Minamino, sbarcato in Austria a gennaio del 2015 e costato ottocentomila euro. Ha segnato due doppiette in questa stagione contro il Ried e il Grödig. Può fare il centrocampista di fascia destra nel 4-4-2 oppure l’esterno nel 4-2-3-1 e nel 4-3-3.
L’INSERIMENTO - Ha firmato con il Salisburgo un contratto fino al 2018 ed è diventato subito uno dei titolari più importanti nello scacchiere del tedesco Peter Zeidler, ingaggiato in estate dopo tre stagioni positive sulla panchina del Liefering. Minamino è alto un metro e 74, è nato il 16 gennaio del 1995 a Izumisano e i dirigenti austriaci lo hanno scoperto con la maglia del Cerezo Osaka, che ora milita nella serie B giapponese. In Austria non ha faticato a inserirsi: «L’unica difficoltà è stata quella di abituarmi alla forchetta e al coltello», ha confidato in una delle sue prime interviste.
IL SECONDO GIAPPONESE - Quando arrivò a Salisburgo, il tecnico era ancora Adi Hütter. Era gennaio, e considerando il clima rigido in Austria e la sosta del campionato, la squadra fu portata in ritiro in Qatar. Tre gol e tre assist, per Minamino, nei suoi primi sei mesi al Salisburgo: approccio positivo, illuminato da una doppietta (alla tua terza presenza nella Bundesliga austriaca) contro l’Admira Wacker. Nel Cerezo Osaka, per i suoi dribbling e la sua velocità, era stato definito «un piccolo Neymar» dai suoi allenatori e compagni: sedici gol e otto assist in ottantaquattro presenze, in attesa di volare in Europa. Non è il primo giapponese nella storia del Salisburgo, che aveva già ingaggiato nel 2006 (per tre stagioni) il difensore centrale Tsuneyasu Miyamoto, capitano della nazionale maggiore quando il ct era il brasiliano Zico.