ROMA - Il crollo finanziario dei Rangers, retrocessi in quarta divisione nel 2012 a causa dei debiti, ha negato al popolo di Glasgow il fascino del famoso “Old Firm”, il derby più antico del mondo, giocato per la prima volta nel 1888. Ma la crisi dei Rangers, che sono risaliti nel frattempo in “Championship” (la serie B scozzese), sfiorando la terza promozione consecutiva alla fine di maggio nello spareggio con il Motherwell, ha anche trasformato il campionato in una corsa senza trappole per il Celtic, che ha vinto quattro campionati di fila e non ha più un rivale in grado di contrastarlo nella Scottish Premier League. Ora ci sta provando l’Heart of Midlothian, club di Edimburgo, a rendere i giochi un po’ più incerti: è partito di slancio, è in testa alla classifica dopo cinque giornate, a quota 15, però i due punti di svantaggio non agitano il Celtic, che ha raccolto in questo avvio quattro successi e un pareggio (con il Kilmarnock).
LA CHAMPIONS LEAGUE - Netto il divario tra la squadra di Ronny Deila, tecnico norvegese, e il resto della compagnia. Una partenza condizionata dai preliminari di Champions League. Il Celtic, mercoledì sera, ha vinto la gara d’andata con il Malmö per 3-2, ma ora si giocherà la qualificazione alla fase a gironi in Svezia, martedì prossimo, il 25 agosto. Un passaggio a livello che può cambiare, a livello economico, la stagione del club biancoverde, a caccia del quinto trionfo in Scottish Premier League: un risultato che non sarebbe comunque un record per il Celtic, capace di confermarsi campione per nove volte tra il 1966 e 1974.
IL MODULO E’ IL 4-2-3-1 - Il Malmö rappresenta il terzo ostacolo europeo per il gruppo di Deila, che ha già eliminato lo Stjarnan (Islanda) e il Qarabag (Azerbaigian). Una squadra compatta, molto organizzata a livello tattico, disegnata con un 4-2-3-1. Gordon in porta, Lustig e Izaguirre sulle fasce, Van Dijk e Boyata al centro della difesa. I mediani sono il capitano Brown e Biton. Forrest e Armstrong si muovono sulle fasce, con Johansen nel ruolo di trequartista, alle spalle del centravanti Griffiths, autore di una doppietta contro il Malmö.
IL MEDIANO - Tra i nuovi leader del Celtic c’è anche Nir Biton, ventitré anni, centrocampista israeliano, che è sbarcato in Scozia nel 2013 dall’Ashdod ed è costato circa ottocentomila euro. Un acquisto che si è rivelato un affare. Inserimento immediato e apporto decisivo. E’ alto un metro e 96, è forte nei contrasti, regala equilibrio e sostanza al reparto, è una garanzia sui calci piazzati e ha iniziato questa stagione da protagonista: cinque gare e due gol in Champions League, contro lo Stjarnan e il Malmö; tre presenze, un gol (al Kilmarnock) e due assist nella Scottish Premier League. Rendimento costante, pressing e personalità. Gioca davanti alla difesa, cattura tanti palloni, li amministra con lucidità e li smista con grande saggezza.
IL MANCHESTER CITY - Biton ha un contratto con il Celtic che scade nel 2017. E’ nato il 30 ottobre del 1991 ad Ashdod e ha indossato per nove volte la maglia della nazionale israeliana. E’ arrivato a Glasgow dopo aver sfiorato nel gennaio del 2013 il passaggio al Manchester City, che in quel periodo era ancora guidato da Roberto Mancini. Biton ha ritrovato il tecnico da avversario in Europa League, sulla panchina dell’Inter: a passare il turno, nella scorsa stagione, furono i nerazzurri.