ROMA - Toni Turek, Bert Trautmann, Sepp Maier, Harald Schumacher, Bodo Illgner, Oliver Kahn e Manuel Neuer: la Germania ha sempre avuto grandi portieri. Una tradizione antica, una scuola prestigiosa, un marchio di distinzione. Anche il Barcellona ha scelto un tedesco per sostituire Victor Valdes, che era intoccabile per Pep Guardiola e adesso fa la riserva a David De Gea nel Manchester United.
TER STEGEN - Il nuovo Barça, quello firmato da Luis Enrique, che ieri ha regalato al popolo blaugrana lo scudetto numero 23 e si sta preparando ad affrontare la Juve nella finale di Champions League, è ripartito da Marc-André Ter Stegen, cresciuto nel Borussia Mönchengladbach e acquistato nella scorsa estate per quindici milioni di euro. Nella Liga ha sempre fatto la riserva al cileno Claudio Bravo, ma in Champions non ha saltato neppure una partita. Dodici presenze, dieci gol subiti, sei gare chiuse con la porta imbattuta. Giocherà la finale davanti a Buffon: in Europa è il titolare di Luis Enrique. Ha ventitré anni, è stato blindato dai dirigenti catalani con un contratto fino al 2019 e ha spostato l’ago della bilancia anche nella Coppa del Re, aiutando il Barcellona a raggiungere la finale con l’Athletic Bilbao, in programma il 30 maggio, al Camp Nou.
L’ORO DEL BAYER - Ter Stegen è nato nel 1992 e rappresenta la continuità. Ma in Bundesliga ha un coetaneo, Bernd Leno, che ha le qualità per una carriera di lusso. Nelle ultime settimane è entrato nei piani dell’Arsenal di Wenger, che ha già provato a impostare una trattativa con il Bayer Leverkusen: il direttore sportivo Rudi Völler ha preso tempo, soprattutto dopo che il portiere ha prolungato l’accordo fino al 2018. Si parte da una valutazione di venti milioni di euro. Niente sconti: ecco il messaggio che arriva da Leverkusen. Una posizione di forza, agevolata anche dall’atteggiamento di Leno: «Credo nel progetto del Bayer. Non mi guardo intorno, non ho intenzione di cambiare club».
UN GIOVANE LEADER - Forza esplosiva, concentrazione, sicurezza nelle uscite, presa plastica, personalità, padronanza anche con i piedi, quando deve disimpegnarsi fuori dall’area: guida il reparto, è il leader della difesa, è stato a lungo un pilastro della nazionale tedesca Under 21, guidata da Horst Hrubesch, che era il centravanti di quell’Amburgo che sfilò la Coppa dei Campioni alla Juventus nel 1983, ad Atene, con un tiro da fuori area di Felix Magath.
IL BILANCIO - In questa stagione, finora, ha giocato quarantasette partite: trentatré in Bundesliga, dieci in Champions (compresa la doppia sfida nei play off con il Copenaghen) e quattro in Coppa di Germania. Leno è cresciuto nello Stoccarda ed è stato scoperto da Rudi Völler, che lo ha portato a Leverkusen nel 2011 in prestito con diritto di riscatto: clausola esercitata dopo sei mesi. Subito titolare, debutto in Bundesliga il 14 agosto del 2011 con il Werder Brema (1-0), al “BayArena”, l’allenatore era Robin Dutt.
L’AFFARE - Un investimento di cinque milioni di euro che si è quadruplicato nello spazio di quattro anni. Völler lo aveva notato nel 2011 nello Stoccarda II, allenato prima da Jürgen Seeberger e poi da Jürgen Kramny. Leno ha ventitré anni come Ter Stegen, è nato il 4 marzo del 1992 a Bietigheim-Bissingen, è alto un metro e 90, ha parato in carriera tredici rigori e ha già giocato 174 partite con la maglia del Bayer, allenato dalla scorsa estate da Roger Schmidt e già qualificato (grazie al quarto posto in classifica) per i preliminari della prossima edizione di Champions League.