ROMA - José Mourinho si prepara a infilare in cassaforte l’ottavo “scudetto” della sua carriera. Missione quasi compiuta: ha ormai in pugno il terzo titolo della sua avventura in Premier League, mentre gli altri cinque li ha vinti in Portogallo (due), in Italia (due) e in Spagna (uno). Il Chelsea è arrivato all’ultima curva: ha dieci punti di vantaggio sull’Arsenal, quando rimangono soltanto sei giornate. In assenza di Diego Costa, autore di diciannove gol in campionato, è stato Eden Hazard a gettare un altro po’ di asfalto sulla strada, realizzando sabato scorso il gol della vittoria (1-0) contro il Manchester United.
I SEGRETI - La solidità del Chelsea ha rappresentato la grande costante della Premier: la squadra di Mourinho, che ha un contratto sino al 2017, ha vinto finora ventitré gare e in dieci occasioni si è imposta con un gol di scarto. Sostanza, equilibrio tattico (solo due ko in trentadue partite), una ricchezza infinita di soluzioni e di alternative in ogni reparto. L’ultimo regalo di Roman Abramovich è stato il colombiano Juan Cuadrado, arrivato durante il mercato invernale dalla Fiorentina in cambio di trentacinque milioni di euro: un jolly, un rinforzo per il presente e soprattutto per il futuro, considerando che l’esterno è stato utilizzato appena sei volte in campionato per un totale di 189 minuti.
IL TRAGUARDO - Mourinho è pronto a sfilare il titolo al Manchester City, che ha già deciso di congedare il tecnico cileno Manuel Pellegrini e di provare a ingaggiare Jürgen Klopp: il tedesco, infatti, ha annunciato che lascerà la panchina del Borussia Dortmund al termine della stagione e la prospettiva di sbarcare in Premier lo affascina. Gli sceicchi non sono disposti a concedere un’altra opportunità a Pellegrini, nonostante il titolo centrato l’anno passato. E mentre Klopp riflette sulla proposta degli sceicchi, Mourinho sta consegnando al Chelsea il quinto scudetto della sua storia: quattro sono stati celebrati sotto la gestione di Roman Abramovich.
L’ORO IN CASA - Comanda in Premier e ha festeggiato nei giorni scorsi il trionfo in Youth League, la Champions dei baby organizzata dall’Uefa. Il centravanti Dominic Solanke è stato il capocannoniere europeo del Chelsea baby con dodici gol. Mourinho ha già cominciato a inserirlo nel gruppo dei big. E oltre a Solanke, il portoghese ha pronosticato una carriera luminosa anche per la mezzapunta Isahia Brown: «La mia conoscenza mi porta a dire che se Brown e Solanke non entreranno nel giro della nazionale inglese in un paio di anni, allora dovrò vergognarmi di me stesso», ha dichiarato Mourinho al sito ufficiale dell’Uefa.
LA FASCIA - Brown è il capitano del Chelsea Under 20, che ha battuto per 3-2 lo Shakhtar Donetsk nella finale di Youth League. Ha diciotto anni, è alto un metro e 82, è nato a Peterborough il 7 gennaio del 1997 e ha origini giamaicane. E’ un destro naturale, ma a volte gioca sulla fascia sinistra nel 4-2-3-1 di Adi Viveash, l’allenatore del Chelsea Primavera. Brown ha segnato una doppietta nella sfida con lo Shakhtar. E’ stato uno dei valori aggiunti nella Youth League: quattro gol e quattro assist. Ha un contratto con il Chelsea fino al 30 giugno del 2016, ma nelle prossime settimane incontrerà i dirigenti del club londinese per prolungarlo. Brown sarà convocato da Mourinho per il ritiro estivo della prossima stagione, proprio come Solanke.
LA PREMIER LEAGUE - Si è fatto conoscere con la maglia del West Bromwich Albion, dove ha svolto la classica trafila a livello giovanile. Il 4 maggio del 2013, pochi giorni prima di trasferirsi al Chelsea, debuttò anche in Premier League contro il Wigan (2-3): prese il posto di Youssuf Mulumbu a quattro minuti dalla fine e fu mandato in campo dall’allenatore Steve Clarke. Può fare l’esterno e il trequartista nel 4-2-3-1, ma a volte è stato provato anche nel ruolo di mezzala. Forza atletica e velocità, classe e potenza: i tifosi del Chelsea lo considerano un “wonderkid”, un ragazzo prodigio. Mourinho lo aspetta in Premier ed è convinto che lo vedrà presto anche nella nazionale di Roy Hodgson.