ROMA - Julen Lopetegui è entrato subito nel cuore dei tifosi del Porto: è basco, ha quarantotto anni, è un ex portiere, allena dal 2003 e ha vinto l’Europeo Under 21 nel 2013 sulla panchina della Spagna, battendo in finale (4-2) l’Italia di Mangia e valorizzando talenti come Alvaro Morata, Isco, De Gea, Koke e Thiago Alcantara. E’ arrivato a Oporto nella scorsa estate e ha firmato un contratto per tre stagioni, fino al 2017. Si è imposto a livello giovanile, sfilando un titolo a Verratti e a Immobile, a Insigne e a Florenzi. Ora sta cercando di lasciare un’impronta nel Porto, che ha raggiunto i quarti di finale di Champions League dopo sei anni e in campionato è secondo in classifica (62 punti in 26 giornate), alle spalle dei campioni in carica del Benfica (primo a quota 65).
ROBSON E MOURINHO - In “Primeira Liga”, Lopetegui ha perso soltanto due gare (contro il Benfica e il Maritimo). Viaggia alla media di 2,38 punti e si è guadagnato la fiducia dei tifosi, che hanno accostato Lopetegui a Bobby Robson (1995-96) e a José Mourinho (2003-04). I predecessori del tecnico di Asteasu, infatti, a questo punto della “Primeira Liga”, avevano subito appena due ko, riuscendo poi a regalare lo scudetto. Statistiche che fanno sognare. La squadra di Robson era formata da gente di grande carisma come Vitor Baia, Rui Barros, João Pinto e Drulovic, mentre il gruppo di Mourinho era trascinato da Deco, Costinha, Ricardo Carvalho, Derlei e Maniche.
IL MERCATO - In attesa di sfidare il Bayern Monaco in Champions (l’andata è in programma a Oporto il 15 aprile), Lopetegui prepara lo sprint in campionato: un 4-3-3, quello costruito dal basco, diventato un marchio di qualità. Nelle ultime otto partite di campionato, il tecnico ha raccolto sette successi e un pareggio, senza farsi condizionare neppure dalle vicende di mercato. Il terzino brasiliano Danilo è stato già ceduto al Real Madrid per trentuno milioni e mezzo di euro. Cresciuto nel Santos con Neymar e Felipe Anderson, Danilo sbarcherà al Bernabeu all’inizio di luglio. E non sarà l’unico pezzo pregiato che andrà via dal Porto. In partenza c’è anche il centravanti colombiano Jackson Martinez, autore di diciassette gol e sei assist in ventiquattro gare.
IL BARCELLONA - Specialista in plusvalenze, il Porto - guidato dal 1982 dal presidente Pinto da Costa - ha già individuato l’erede di Danilo. Nei piani c’è Douglas, classe 1990, ex San Paolo, che ha faticato a imporsi nel Barcellona e nel progetto tattico di Luis Enrique. Il suo cartellino è costato quattro milioni di euro nella scorsa estate. Douglas, però, è rimasto chiuso da Dani Alves e Montoya. Il Porto è pronto a rilanciarlo e si è mosso per aprire una trattativa con il Barcellona, che ha fatto firmare al giocatore un contratto fino al 2019.
LA STORIA - Douglas ha ventiquattro anni, è alto un metro e 71, pesa 65 chili, è nato il 6 agosto del 1990 a Monte Alegre de Goias e in passato si era messo in luce nella nazionale brasiliana Under 20. Luis Enrique lo ha utilizzato solo una volta nella Liga, alla quinta giornata contro il Malaga (0-0) per novanta minuti. Douglas ha fatto tanta tribuna, prima di fermarsi a causa di un infortunio a un dito del piede sinistro e di riapparire in panchina il 14 marzo, in occasione del 2-0 (doppietta di Messi) all’Eibar. Sperava di soffiare il posto di Dani Alves, in scadenza di contratto. Ma il suo futuro, a meno di clamorosi colpi di scena, prenderà forma lontano da Barcellona. E il Porto, come ha riportato il “Mundo Deportivo”, sta lavorando per chiudere l’affare in anticipo.
IL GOIAS - Douglas Pereira dos Santos è un terzino destro: eleganza e velocità, così aveva stregato i dirigenti del Barcellona. Ha cominciato nel vivaio del Goias, poi ha giocato nel Desportivo Brasil e il primo febbraio del 2012 era stato acquistato dal San Paolo. Può muoversi anche sulla linea dei centrocampisti nel 3-5-2 oppure nel 3-4-3. Tre le presenze in Coppa del Re. Il momento più bello della sua esperienza nel Barça? L’assist per Adriano durante la sfida vinta (4-0) con l’Elche. Un flash e qualche applauso: un piccolo tassello che ha contribuito a portare la squadra di Luis Enrique al traguardo della finale, in programma il 30 maggio contro l’Athletic Bilbao. Il Barcellona non alza la Coppa del Re dal 2012: in panchina c’era ancora Pep Guardiola, che superò (3-0) proprio l’Athletic, allenato in quel periodo da Marcelo Bielsa.