ROMA - Quindici scudetti: ecco la somma dei campionati tedeschi vinti dallo Stoccarda, dall’Amburgo e dal Werder Brema, che occupano dopo sette giornate gli ultimi tre posti della classifica in Bundesliga. Partenza faticosa, l’incubo della lotta per non retrocedere. Il Werder Brema, che ha dominato la scena in passato con Otto Rehhagel in panchina, conquistando nel 1992 anche una Coppa delle Coppe contro il Monaco di Weah, non ha ancora centrato un successo in questa stagione (come il Friburgo). L’Amburgo è la squadra che segna meno in Germania (solo due gol, attacco peggiore del torneo) e ha già cambiato allenatore: Mirko Slomka (che a maggio aveva ottenuto la salvezza dopo lo spareggio con il Greuther Furth) è stato esonerato e al suo posto i dirigenti hanno ingaggiato Josef Zinnbauer. Lo Stoccarda ha battuto finora solo l’Hannover, perdendo quattro gare su sette, ma continua a escludere la possibilità di divorziare da Armin Veh, arrivato in estate per sostituire l’olandese Huub Stevens.
IL DIVARIO - Il Bayern appartiene a un’altra categoria. Non ha rivali. Nette le distanze con il resto della compagnia. Guardiola è primo con diciassette punti: cinque vittorie e due pareggi, quindici gol realizzati e due subiti. Il Borussia Dortmund di Immobile è lontano dieci punti: tredicesimo in classifica, tre sconfitte e un pareggio nelle ultime quattro giornate. Al secondo posto, a quota 13, l’Hoffenheim e il Borussia Mönchengladbach: due sorprese. A parte il Bayern Monaco, che viaggia su latitudini diverse, è un campionato molto equilibrato. E il conto lo stanno pagando anche club come Werder Brema, Amburgo e Stoccarda, che erano partiti con altre ambizioni. Tre nobili in affanno: il Werder Brema ha vinto quattro titoli, l’Amburgo ne ha infilati in bacheca sei e lo Stoccarda ne ha festeggiati cinque. Eppure ora le acque sono agitate.
IL RISCATTO - Timidi segnali di ripresa sono arrivati dallo Stoccarda, che ha raccolto quattro punti nelle ultime tre giornate. Una squadra, quella guidata da Veh, che ha mezzi notevoli: Leitner e Genter sono centrocampisti di grande qualità e Ibisevic (passaporto bosniaco) è una punta di trent’anni che ha segnato dieci gol nello scorso campionato, ma che in questa stagione deve ancora sbloccarsi in Bundesliga. Un gruppo di valore, dove non mancano neppure i giovani talenti, come l’esterno serbo Filip Kostic, classe 1992, mancino, arrivato all’inizio di agosto dal Groningen. Ma il baby d’oro, quello più corteggiato sul mercato, gioca al centro della difesa: Antonio Rüdiger ha ventuno anni, è nato a Berlino il 3 marzo del 1993 ed è stato già preso in considerazione dal ct Joachim Löw, debuttando in amichevole il 13 maggio del 2014 contro la Polonia (0-0). E’ alto un metro e 90, piace al Monaco, al Manchester City e anche il Bayern Monaco continua a tenerlo sotto osservazione.
LA STORIA - Rüdiger è tedesco come il suo papà, mentre la mamma Lily è originaria della Sierra Leone. Forza atletica, senso dalla posizione, rapidità nelle chiusure e nei recuperi. Ha un fratello, Sahr Senesie, attaccante, ventotto anni, quattro stagioni al Borussia Dortmund tra il 2004 e il 2008, ora al Sonnenhof Grossaspach. Rüdiger si è legato allo Stoccarda nel 2011. In precedenza aveva indossato, a livello giovanile, le maglie dell’Hertha Zehlendorf e del Borussia Dortmund. Ha un contratto fino al 2017 e ha giocato sette partite da titolare in questo campionato, senza essere mai sostituito. E’ un centrale da difesa a quattro, usa soprattutto il piede destro e può essere impiegato anche nel ruolo di terzino.