ROMA - Ci sono allenatori che ti fanno vincere. Altri che gestiscono. Ci sono allenatori che brillano per un paio d’anni, predicano un nuovo calcio, indicano orizzonti irraggiungibili, poi sfumano nella costellazione, come stelle di cui si sono perse le coordinate, e le loro parole si fanno polvere e le porta via il vento. E poi c’è Marco Giampaolo. Un maestro. Semplicemente. Un maestro di calcio. Un pozzo di scienza. Che semina conoscenze, con la fiducia celeste di un giardiniere di fronte ad un terreno tutto da coltivare. Giampaolo, un uomo serio. Che ha preteso sempre molto da se stesso. E’ caduto molte volte, sempre si è rialzato. A noi piace ricordare un particolare: per capire il fuorigioco, Giampaolo per un anno si mise a fare il guardalinee. Basterebbe questo, al netto della tattica, della fase difensiva che «come lui nessuno», delle squadre che giocano più o meno bene, per capire con che dedizione quest’uomo affronta il suo lavoro e perché è così stimato dai suoi colleghi.
L’OCCASIONE. La Sampdoria arriva al momento giusto di una carriera che è stata più volte spezzata, proprio quando sembrava dover spiccare il volo - estate 2009, la Juve era lì - gli è stato tolto il piedistallo da sotto i piedi. La Sampdoria è un privilegio, e anche una grande occasione. Giampaolo può lavorare come sa. Come può. Come gli piace. Migliorando il materiale umano che ha a disposizione. Parliamo di un allenatore che ha lavorato sempre sulla qualità. In profondità, senza risparmiarsi, accettando di pagare pedaggio a fasi di stop&go. Di materiale «doc» nella Samp di quest’anno ce n’è in abbondanza: da Praet (la Sampdoria ha rifiutato 15 milioni per tenerselo stretto) a Ramirez, da Murru a Alvarez, da Caprari a Linetty, da Strinic a Zapata a Ferrari. In tanti sono pronti per il salto di qualità. E’ una Samp che piazza la fantasia al potere, ma allo stesso tempo ha saputo costruire basi solide per dare un altro «strappo» nella crescita che è cominciata con l’arrivo di Giampaolo.
PASSATO E FUTURO. Il calcio vive di rimandi, sentimenti che fanno avanti e indietro nel tempo, scaldano e raffreddano cuori, a seconda di come rotola il pallone. La verità è che torniamo spesso a frequentare il passato per avere agganci con cui immaginare il futuro. La «Sampd’oro» di Mantovani che vinse lo scudetto all’alba degli anni ‘90 toccò il proprio zenit nel momento in cui un paio di fuoriclasse e tanti ottimi giocatori baciati dal dio del pallone - Mancini, Vialli, Pagliuca, Pari, Mannini, Lombardo, Pellegrini - da ragazzi diventarono uomini. Nessuno lucido di mente - in questo momento - può pensare che quel percorso, quella storia, quel modo di essere «Sampdoria» tornino di moda; ma in molti hanno la percezione che ci sono momenti nella storia di un club in cui può verificarsi qualcosa di bello. Questo è uno di quei momenti. Nella Genova blucerchiata c’è la frenesia che precede il dì di festa. C’è Giampaolo ad indicare la strada. Così fanno i maestri. Scrivono le loro verità sulla lavagna, poi si girano verso la classe e provano a spiegare agli studenti perché quella è cosa buona e giusta.
ANNI D'ORO, TALENTI E UN CALCIO NUOVO
«SAMP, PUOI APRIRE UN CICLO, PRAET FIORE ALL'OCCHIELLO»