ROMA - Non si vede niente all’orizzonte, se non la carcassa del vecchio ippodromo di Tor di Valle, ma almeno esiste un’agenda su cui segnare nuovi obiettivi: lo stadio in tre anni. Fatto, pronto per essere inaugurato e per ospitare partite. Impossibile scriverlo su un foglio adesso, visti gli enormi ritardi nelle previsioni effettuate dall’inizio dell’iter, ma è un piccolo sogno che Mauro Baldissoni e il suo staff non hanno smesso di ritenere realizzabile.
VELOCITÀ - Il giorno dopo la conferenza- spot del sindaco Raggi in Campidoglio, che in termini operativi ha generato un nuovo hashtag (Lo stadio si fa) e poco più, Baldissoni ha presenziato a un incontro sul calcio femminile nella sede del Credito Sportivo tornando sull’argomento caldo: «A noi va bene se il sindaco si espone politicamente. Ora mancano pochi passaggi tecnici per la convenzione urbanistica e per la variante. Poche settimane».
TIMING - Approfondiamo allora: la convenzione urbanistica è il contratto che firmano parte pubblica e privata, nella fattispecie i proponenti del progetto e il Campidoglio, nel quale vengono scritti nel dettaglio diritti e doveri. Vanno chiarite alcune cose non secondarie: ad esempio la copertura finanziaria del surplus di opere pubbliche richiesto dal Politecnico di Torino, che ha mandato una relazione alla giunta Raggi molto chiara in merito. Niente ponte di Traiano, più trasporto su ferro. Beh, la Roma-Lido e la Metro B non sono esattamente un esempio di efficienza e modernità. Se è vero che la Regione, come ha annunciato Raggi, ha già stanziato 180 milioni e se è vero che il Comune finanzierà un’altra parte dei lavori, non è chiaro quanto davvero costerà la ristrutturazione delle linee ferroviarie. La variante al piano regolatore invece è un semplice passaggio formale che l’assemblea capitolina non faticherà a ratificare. Superati i due step al Comune, il plico passa di nuovo alla Regione per l’approvazione definitiva. Da quel momento potranno essere emessi i bandi europei per le gare d’appalto sulla costruzione.
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