NAPOLI - Non si vive nel ricordo e neppure nel rimpianto: e ce ne sono di frammenti della memoria, sono freschi, che restano lì, incollati alla coscienza del Napoli, e racchiudono un istante, breve e perfido, in cui la gioia è divenuta inganno. Basterebbe scorgersi dietro, uno sguardo al Torino e un altro alla Fiorentina e via, per andare a scoprire che la capriola d’una felicità incontrollabile è divenuta un ruzzolone nell’oblio: ed è una sequenza che lascia una cicatrice nella classifica e persino nel morale, trasforma il sorriso in una smorfia e scuote la serenità interiore di Ancelotti che non ama perdersi «nei se e nei ma» della routine. La matematica resta una subdola opinione che riduce ventisei tiri in zero gol e trasforma la partita con il Torino in un arido soliloquio: ci vorrebbe un alchimista per sistemare questa vicenda oppure qualcuno che vada un po’ a scuola nel passato di Ancelotti, abitato da supermen ingombranti, che però hanno interpretato lo spartito suggerito senza batter sopracciglio da Sua Maestà.
SI ATTACCA - A Firenze, per dirne un’altra, tredici conclusioni, la metà esatta della domenica successiva, e la stessa sottrazione: 0-0, tra Lafont e un difetto di precisione che può essere guarito anche appellandosi al destino, perché a volte la sorte ci mette del suo e va a sommarsi alla imperfezione degli essere umani. Il Napoli non sa più segnare, da almeno un mese in qua, da quando a San Siro con l’Inter se ne è uscito sotto quella coltre bianca che sta per astinenza: eppure, e si ripete la storiella, ne ha avuto possibilità, persino nel finale, con Zielinski. Poi si è ritrovato a pattinare nel vuoto pneumatico, si è ripetuto in quel San Siro che s’è rivelato inospitale in campionato con il Milan e addirittura rovinoso - sempre con il diavolo - in coppa Italia: pup, pum, l’eco dei colpi secchi di Piatek è rimbombato nella notte e strascichi ne ha lasciati, mentre ancora s’avvertono scricchiolare pali e traverse (sono diciotto), il frutto agro di 7070 passaggi nella metà campo avversaria, circa mille in più di qualsiasi altra squadra.
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