Questo “vecchio ragazzo” di Marek Hamsik, che lo vedevano “vecchio” già a Brescia, quando aveva 17 anni, per la prematura saggezza, la tranquillità e i progetti semplici e chiari della sua vita, ancora più saggio nei dodici anni napoletani negandosi ad ogni sirena del calcio milionario per restare un “vecchio ragazzo saggio” in una villetta di Castelvolturno, non proprio la California e neppure la Costa azzurra, però una graziosa costruzione tra i pini, raggiunge senza esagerazioni, colpi di testa, bramosia di ricchezza e voglia di luci della ribalta un’altra vetta della storia azzurra, lui con Peppone Bruscolotti e Totonno Juliano.
Fedelissimo tra i fedelissimi di questa passione che si chiama Napoli, con la partita numero 512 contro il Psg Marek ha superato il terzinone salernitano di Sassano (511) dopo avere sopravanzato il capitano mio capitano (505 partite). Più lunga fu la vita tra Soccavo e il San Paolo di Bruscolotti, sedici anni. Più lunga ancora quella di Totonno, diciassette anni. Il maggior numero di partite dei tempi moderni ha consentito al prodigioso “vecchio ragazzo” di Banskà Bystrica di arrivare molto prima in vetta conquistando il record assoluto di presenze. Napoli è stata una scelta di vita. Dopo essersi rivelato un fuoriclasse per la semplicità e l’incisività del gioco, Hamsik è diventato un tranquillo napoletano, da che era un tranquillo ragazzo slovacco di Banskà Bystrica. Contentarsi del giusto e del sicuro in un posto dove valgono più i sogni che le pretese, dove molte volte basta ca ce sta ‘o sole, dove ‘a voce de’ creature saglia chianu chianu e tu sai can nun si sule. La città “seconda mamma mia” di Diego che tutti abbraccia e incanta in un grande sogno di bellezza e sentimento, ‘o paraviso ‘nterra, anema e core e core ‘ngrato, funiculì funiculà, malafemmena e bene mio. (...)
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