NAPOLI - Servirebbe un tom tom per muoversi in quegli scaffali in cui c’è tutto un Mondo. Bisognerebbe usare pazienza, partendo dalla prima in fondo al vialone dell’Impero, è una promozione dalla B alla A, sta nascosta dalle ombre dei trofei, però fu utile, a quel tempo (1998) a tracciar un percorso, a indicare la strada, a squarciare l’orizzonte e a (ri)scoprire Carlo Ancelotti sotto le sue nuove forme. [...]
VOGLIO VINCERE - Ci vorrebbe un interprete per tradurre quelle notti tra Milano (Atene, non Istanbul) e Londra, tra Parigi e Madrid e poi ancora Monaco diBaviera, le tracce sontuose d’una Sovranità assoluta che Sua Maestà, Carlo Ancelotti, lascia fuori dallo stanzone del Vesuvio, mentre incrocia il “suo” Napoli per presentarsi come se nulla fosse accaduto sinora, e indicar la rotta: «Sono qui per vincere qualcosa d’importante». [...]
IL MITO - Si può persino restare incantati, scrutando Carlo Ancelotti e provando - almeno per un po’ - a intrufolarsi in questo quarto di secolo in cui il Mito s’è costruito intorno a quella tentazione insostituibile di rinnovarsi: dev’essere stato (pure) questo desiderio a spingerlo verso Aurelio De Laurentiis, che ha scosso le sacre ordinanze del calcio e le ha ribaltate, lasciando che sulla panchina del Napoli s’andasse ad accomodare uno degli allenatori più vincenti, qualcosa che ondeggia in prossimità delle leggende calcistiche, come spudoratamente suggerisce quella bacheca che sa di gioielleria. «Inutile nascondersi....».
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