ROMA - Sarri ha sbagliato. Il Napoli è un grande club, di livello internazionale e anche il comportamento di chi lo guida dev’essere adeguato. Il tecnico del Napoli sarà sicuramente sanzionato per quelle parole ed è giusto che la giustizia sportiva prenda la decisione che il caso merita. Tuttavia Sarri ha capito l’errore commesso, tanto da scusarsi prima in privato con Mancini e poi in pubblico, davanti alle telecamere Rai. Intendiamoci, Mancini aveva avuto coraggio analogo, uscendo fuori dalle convenzioni dei post partita denunciando le offese subite. Ma appunto Mancini aveva dalla sua la ragione. Sarri s’è consapevolmente sottoposto al fuoco di fila dei commenti di chi era in studio e degli italiani che lo guardavano provando a spiegare come gli fosse sfuggito l’autocontrollo partendo da un torto evidente. Il nostro è un Paese con una solida e persistente cultura omofoba, è vero, ma è anche un Paese che gronda ipocrisia.
Chi conosce bene Sarri sa che non è un razzista reazionario, anzi, è tutt’altro. Può essere un allenatore che in tarda età paga il noviziato di essere arrivato da poco su una grande panchina italiana. Può darsi debba ancora imparare a gestire stress nuovi per lui, come giocarsi uno scudetto o, appunto, una Coppa Italia contro un club capace pochi anni fa di vincere in una stagione tutti e tre i trofei più importanti. Ma il punto è se Sarri sia davvero portatore di una cultura razzista, se, cioè, crede davvero che gli omosessuali siano cittadini di serie inferiore oppure se quelle frasi siano soltanto frutto di cinque minuti di follia emotiva. Perché se si crede che Sarri sia davvero un omofobo allora è giusto chiederne l’allontanamento. Se invece si crede che quelle frasi siano soltanto il risultato di un errore, per quanto grave, allora il discorso si fa diverso. Allora non c’è errore che non possa essere emendato. L’Italia è in grave ritardo sul riconoscimento dei diritti dei gay, sta con fatica cercando di diventare su questo terreno un Paese più europeo. Pensare di diventarlo più velocemente lapidando Sarri, uno dei pochi progressisti dichiarati in un ambiente di menefreghisti, è uno sbaglio grossolano. Negli stadi spesso si sentono cori razzisti, o si leggono striscioni orrendi, pericolosi perché chi canta quei cori o scrive quegli striscioni è intimamente, convintamente razzista. Non prendiamocela con la persona sbagliata. Non si diventa così più europei.