NAPOLI - La verità è una variabile impazzita che domina (come sempre) il mercato e ciò che vale stamani, stasera rischia d’essere bruciato: business is business e l’affare Maksimovic rischia di diventare tormento ingovernabile, ma prima o poi si scenderà da queste montagne russe ed a quel punto, soltanto a quel punto, quando poi il Big ben chiuderà la «giostra», varrà la pena mettere la parola fine. Perché è chiaro che è un gioco delle parti, ed è indiscutibile che ognuno rivesta il proprio ruolo, esprimendosi come meglio crede: però quando Cairo ha sussurrato (domenica sera) che ormai per Maksimovic «si trattava di un capitolo chiuso», la tentazione di crederci dev’essere venuta a qualcuno.
RIECCOCI - Il Napoli no, pur concedendo autorevolezza al presidente del Torino: le strategie del mercato spingono talvolta oltre e, preso atto della volontà di Cairo, delle sue valutazioni («dodici milioni più bonus sono pochi, giocatori equivalenti sono stati ceduti per un valore doppio»), l’attacco al difensore è ripartito attraverso un ragionevole rilancio, una contromossa per mostrare la propria disponibilità a trattare ancora, a cercare una soluzione che accontenti chiunque, Maksimovic compreso. Il Napoli ha scelto di intervenire, rimettendo in discussione (lievemente) il proprio piano d’intervento ed ha già fatto sapere al Torino che si può arrivare a quindici milioni di euro (ma compreso i bonus): è un altro passettino per andare incontro alle aspirazioni economiche del Torino, per rimanere sostanzialmente aggrappato al difensore che maggiormente sembra appagare l’identikit d’un rinforzo compatibile.
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