di Mauro Mazza
ROMA - Balotelli alla Lazio è un’idea talmente pazza che dico: “Perché no?”. Nella mente del laziale alberga da sempre qualche neurone pazzerello, che lo porta ad amare giocatori e situazioni un po’ borderline, genio e sregolatezza, ribelli alle regole e alle buone maniere.
Da quarant’anni siamo alla ricerca un simil-Chinaglia, di un combattente e condottiero, che faccia impazzire i tifosi e tremare gli avversari. Spesso abbiamo preso abbagli e scottatture. Altre volte è andata meglio. Balotelli, perché no? Ma a certe condizioni. Che sia Prandelli ad allenarlo. Lo conosce. Sa come prenderlo, come (provare a) tirar fuori il meglio da quella sua testa calda. Se in panchina non ci fosse l’ex ct della Nazionale, meglio non rischiare. Non scommettere solo su Balo per ricostruire l’attacco biancoceleste. Può essere il valore aggiunto, l’improvviso ritorno di un campione che affronti la nuova stagione come quella della sua grande rivincita. Ma, in partenza, l’indispensabile attaccante da 10/15 gol non può essere lui. Dargli un “aiutino”, un supporto extra-calcistico: uno psicologo, un motivatore, un prete, un analista, un figlio di buona donna.
Insomma, uno che ci passi tanto tempo assieme e gli faccia capire soprattutto una cosa: l’occasione-Lazio non è l’ultima spiaggia, ma – se esiste – è la spiaggia che sta dopo l’ultima. Il ragazzo è reduce da troppi fallimenti per essere creduto a scatola chiusa. Insomma, ci vorrebbe un contratto che tuteli la Lazio. Soldi in cambio di presenze e di gol. Mario Balotelli non dovrebbe mai più sentirsi nella bambagia, blindato e garantito qualunque cosa faccia, in campo e... fuori. Si chiama: contratto a rendimento. Ma, almeno questo, non sarebbe un problema. Su come risparmiare e spendere meno soldi possibile, il presidente Lotito è il numero uno.
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di Franco Recanatesi
ROMA - E’ difficile disprezzare l’acquisto (per ora virtuale) di un giocatore non più tardi di tre anni fa definito “The most interesting man of de world” da una rivista qualificata come “Sport Illustrated”, osannato dall’intero mondo del pallone e baciato da contratti a lievitazione naturale fino agli attuali cinque milioni l’anno. Eppure gli argomenti per non gioire del suo (virtuale) approdo a Formello non mancano. Balotelli si è fermato, appunto, al 2013, 20 gol – non pochi – prima delle liti con Mourinho a Manchester, dove girava in Maserati ma non riuscendo a memorizzare le strade si faceva da un taxi.
Da allora, intensa vita notturna, macchine sfasciate, amori tempestosi. Possiamo dire che gli ultimi lampi dell’ex Supermario risalgono all’estate del 2012, quando rifilò una memorabile doppietta alla Germania nella semifinale europea. In panchina c’era Prandelli che lo aveva fatto esordire in Nazionale nell’agosto di due anni prima. Il suo pupillo lo tradì, però, al Mondiale del 2014. L’inizio di un’eclissi tuttora in atto sottolineata dalle stagioni flop con Liverpool e Milan, appena 36 presenze e due gol in due anni. Un giocatore da ricostruire, quindi, non tanto nel fisico quanto nella testa, il chè è anche più difficile. A 26 anni l’impresa non si presenta impossibile, ma la piazza laziale non è la più indicata a indossare il camice bianco da terapeuta a giocatori anarchici e bizzosi. La squadra e il fragile spogliatoio hanno bisogno di tutt’altro tipo di innesti: atleti pronti subito a sudare sette magliette, professionisti seri, esempi limpidi. Balo – questo sì - sarebbe l’uomo giusto per il Crotone del fantasioso Raffaele Vrenna che lo sta chiamando a gran voce. Altre porte difficilmente si apriranno. “Marca”, il quotidiano sportivo spagnolo, lo ha classificato al settimo posto nella classifica fra i giocatori europei più sbeffeggiati sul web. La sua scheda è lapidaria: “Balotelli, quest’anno un gol e tre tagli di capelli”. Personalmente non ritengo che il quarto debba scolpirlo un parrucchiere di Roma.
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