Non preoccupatevi per lui. Non lo lasceranno solo. A Maurizio Arrivabene hanno sfilato la Ferrari, l’angolo rosso della sua vita. Gli rimane quello bianco e nero, che non ha mai considerato più cupo o meno vivace. Tanto per cominciare, questa settimana, in teoria oggi stesso, dovrebbe incontrare il presidente della Juventus, Andrea Agnelli. Al club che sta ribaltando il calcio hanno un posto da amministratore delegato ancora libero. Da tempo si sono immaginati che effetto farebbe darlo a lui. Arrivabene si è angosciato con altrettanta intensità a veder correre la Ferrari come a veder giocare la Juventus. Di mestiere gestiva le sponsorizzazioni della Philip Morris, con il ruolo di vicepresidente. Della Ferrari è stato per lustri animatore e sostenitore, nella commissione della Formula 1 ha rappresentato prima gli sponsor e poi la scuderia, nel 2015 è diventato team principal, insomma responsabile ultimo e finale. Talmente finale che adesso lo mandano via e lo sostituiscono con Mattia Binotto, un altro che ha attraversato in verticale l’intero sistema circolatorio della squadra. Percorrendo la rete tecnica, come Arrivabene ha percorso quella amministrativa. Contemporaneamente o giù di lì, Arrivabene ha messo mani e piedi nell’altra squadra della sua vita: la Juventus. Dal 2012 fa parte del consiglio di amministrazione (board of directors, se preferite i barbarismi) e ha girato qualche comitato operativo dai compiti non secondari: dove c’erano flussi di denaro a cui montare la guardia, lui si trovava nei paraggi. (...)
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