Juve, il marchio della società sul trionfo

Anche senza i 102 punti questo scudetto bianconero pesa moltissimo: pesa più di quello vinto un anno fa
Juve, il marchio della società sul trionfo© Ansa
Stefano Barigelli
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Anche senza i 102 punti questo scudetto della Juve pesa moltissimo: pesa più di quello vinto un anno fa. Intanto perché è il quarto di seguito. Guardate l’albo d’oro e vi renderete conto di quale impresa rara stiamo parlando. Poi perché conquistato con un allenatore, Allegri, arrivato a luglio a sostituire Conte, il conducator dei tre scudetti di fila, dell’orgoglio bianconero rifondato dopo gli anni bui. Molti, tra gli avversari, festeggiarono quella rottura tra Conte e Juve quasi fosse il presagio dell’interruzione di un ciclo, il primo segno di una parabola che si credeva a quel punto poter solo discendere. Invece ecco qui il quarto scudetto, ecco la semifinale di Champions, ecco la finale di Coppa Italia. Ecco una Juve che domina il campionato in maniera limpida, continua, inequivoca.

Questo scudetto così pesante ribadisce che nei grandissimi club, e la Juve lo è, le strutture contano più delle individualità. La Juve ha conquistato scudetti con Carcano e Carver, con Sarosy e Cesarini, con Vycpàlek e Trapattoni, con Lippi e Conte. E ne ha conquistato un altro ieri, con Allegri. Nel ridimensionamento che vive il nostro calcio figlio della crisi generale del Paese, la Juve ha saputo costruire un club di livello europeo mantenendo un equilibrio tra risorse e spese. Il Real che sfiderà per la finale di Champions ha pagato Bale 100 milioni di euro, ha un plurivincitore del Pallone d’Oro, Cristiano Ronaldo, una rosa costosissima. La Juve ha scommesso su Pirlo, indovinato Pogba, rigenerato Tevez. Fonda moltissimo su una difesa tutta italiana, come nella grande tradizione del club di cui si sono giovate nel tempo le nostre Nazionali, anche quelle Mondiali.

Allegri ha saputo inserirsi in questo sistema retto da Agnelli e Marotta con grande intelligenza, scegliendo il basso profilo in un’epoca dominata dal modello Mourinho. Allegri non è un personaggio, ma è un bravissimo allenatore: abile nel leggere la partita e nelle modifiche in corsa, sapiente nella gestione dei giocatori, perfetto nel rapporto con la propria società. Max, come lo chiamano gli amici, ha capito dal primo giorno cos’è la Juve. Un club che ha vinto tantissimo prima di Conte, e continuerà a vincere anche dopo Allegri. 

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