Lippi: «Scudetto? Il Napoli sa che deve...»

Intervista esclusiva all'ex ct, campione del mondo con gli azzurri nel 2006 e ultimo trionfatore in Champions con i bianconeri
Alberto Polverosi

Lippi, come sta andando la nazionale cinese?

«Molto bene. Se la gente vede i risultati sul giornale, se legge che ne abbiamo presi 6 dal Galles e 4 dalla Repubblica Ceca, può farsi una strana idea, anzi, un’idea sbagliata. Il livello del calcio asiatico è distante anni luce da quello europeo, c’è un abissale divario tecnico, tattico, fisico, fisiologico e strutturale rispetto all’Europa. Col mio staff abbiamo preso la nazionale della Cina con 1 solo punto dopo le prime 4 partite per Russia 2018, con la qualificazione quasi compromessa, e abbiamo fatto 11 punti in 6 partite, perdendone una sola, in Iran. Non ci siamo qualificati per un solo punto e a Pechino hanno gridato al miracolo. Sono molto soddisfatto».


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Chi è la sua favorita al Mondiale?

«Quattro anni fa puntai sulla Germania dicendo che sarebbe stata la prima nazionale europea a vincere fuori dall’Europa. Adesso dico che può toccare a una sudamericana, Brasile o Argentina, vincere in Europa»


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Domani c’è Juve-Milan.

«Sì, Buffon-Gattuso. Sarebbe bello se Gigi e Rino, prima della partita, si fumassero una bella sigaretta insieme, come fecero la notte prima della finale di Berlino. Sono due grandi personaggi, due grandi calciatori, due grandi persone. Rino sta facendo molto bene. Ci siamo sentiti prima che iniziasse la sua avventura col Milan, abbiamo un bellissimo rapporto e quasi quasi si aspettava che gli dessi dei consigli, invece gli ho detto soltanto: “Trasmetti tutto te stesso alla tua squadra. Quella squadra ha bisogno di buona parte di te”. Io nel Milan vedo anche altre cose, una organizzazione tattica, il fraseggio, la manovra corta».


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L’ha sorpresa il Napoli?

«Era impensabile che queste due squadre vincessero tutte le partite e invece ci sono quasi riuscite finora. Poi succede che una inciampa con la Spal e l’altra perde in casa contro la Roma. Ho la sensazione che il Napoli le vincerà tutte da qui alla fine».

Tutte compreso lo scontro diretto?

«No, lo scontro diretto per me diventa decisivo. Ma c’è un’altra considerazione da fare e quelli del Napoli lo sanno».


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Quale?

«Non puoi vincere il campionato se non batti almeno una volta la tua concorrente. Sono due anni che la Juve batte il Napoli in casa e fuori, per forza prende lo scudetto. Se il Napoli vuole vincere il campionato, deve vincere a Torino».


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Se lei fosse al posto di Allegri, sarebbe preoccupato del bel gioco del Napoli?

«Allegri deve essere preoccupato della forza, della qualità e della capacità del Napoli che sta facendo un campionato straordinario. Il Napoli è una grande squadra che non ha paura di nessuno. Ma ci sono due cose che vorrei dire a Max».


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Allegri leggerà.

«La prima è di continuare a lavorare così, con questa attenzione, con questa concretezza. I grandi giocatori ogni tanto rifiatano perché poi nel momento decisivo danno il massimo e lui sa come farli rifiatare. E se poi in qualche partita si gioca meno bene, va bene lo stesso. L’altra cosa che gli voglio suggerire, anche se non c’è bisogno perché ogni tanto lo vedo e lo sento e so che la pensa come me, è questa: quando allenavo la Juventus, anch’io ho ricevuto offerte dal Barcellona, dal Paris Saint Germain, dal Bayern Monaco, ma quando si è alla Juventus non si va da nessun’altra parte».


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Lippi, come sta andando la nazionale cinese?

«Molto bene. Se la gente vede i risultati sul giornale, se legge che ne abbiamo presi 6 dal Galles e 4 dalla Repubblica Ceca, può farsi una strana idea, anzi, un’idea sbagliata. Il livello del calcio asiatico è distante anni luce da quello europeo, c’è un abissale divario tecnico, tattico, fisico, fisiologico e strutturale rispetto all’Europa. Col mio staff abbiamo preso la nazionale della Cina con 1 solo punto dopo le prime 4 partite per Russia 2018, con la qualificazione quasi compromessa, e abbiamo fatto 11 punti in 6 partite, perdendone una sola, in Iran. Non ci siamo qualificati per un solo punto e a Pechino hanno gridato al miracolo. Sono molto soddisfatto».


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