TORINO - Possesso palla del 70 per cento, 26 conclusioni contando quelle nello specchio, quelle respinte e quelle finite fuori, ma per pareggiare contro il Chievo la Juve ha avuto bisogno di un rigore a 7 minuti dalla fine. E’ il primo punto del suo campionato e il pareggio contro il Chievo ha aperto la crisi dei bianconeri che hanno preso un gol da Hetemaj dopo 5 minuti e l’hanno rincorso per tutta la partita.
Se contro l’Udinese sembrava una squadra da perfezionare, se contro la Roma era stata mortificata sul piano del gioco, stavolta ha mostrato una difficoltà inattesa a giocare d’insieme, a sviluppare una manovra collettiva. Incassata la rete dal Chievo, la Juve ha cercato il pareggio con idee dei singoli, mai attraverso il gioco. L’unico bianconero ad aver mantenuto la lucidità è stato il suo stopper, Andrea Barzagli, e questo spiega meglio di ogni altro aspetto la difficoltà della squadra di Allegri. Che ha avuto la possibilità di pareggiare anche prima del rigore propiziato da Cuadrado e trasformato da Dybala, ma non ha mai convinto. A pensare alla sfida col Manchester City di martedì prossimo in Champions c’è da aver paura.
Hanno giocato male tutti, tranne Barzagli e Cuadrado che ha alzato il livello tecnico della squadra entrando a metà ripresa. Da una parte le iniziative individuali, dall’altra l’organizzazione di un buon collettivo, dove il lavoro di contenimento viene equamente diviso. La Juve ha agganciato a quota 1 il Napoli e il Verona che giocano oggi, e se Carpi, Empoli e Bologna (ancora a 0 punti) non perdono potrà condividere con altri il penultimo posto in Serie A. Dietro ai campioni d’Italia potrebbe restarci solo il Frosinone. I fischi dello Juventus Stadium erano pienamente meritati.