ROMA - Nei quarti di finale di Champions l’Italia sarà rappresentata da un solo allenatore: Carlo Ancelotti, il più bravo di tutti. Pensate che per la quinta volta con cinque club diversi (la Juve ereditata da Lippi a febbraio, il Milan, il Chelsea, il Psg e il Real) è arrivato a questo punto del torneo più prestigioso, vinto per due volte in rossonero. E come se non bastasse la sua grande capacità di adattarsi a qualsiasi tipo di calcio, nel suo Real adesso può sfruttare anche un giocatore-mostro: Cristiano Ronaldo. Da ieri sera, con la doppietta realizzata contro lo Schalke, il portoghese è ad un solo passo da Altafini e Messi, gli uomini record della Champions con 14 gol nella stessa stagione. Lui è salito a quota 13 e ha come minimo altre due partite per realizzare almeno due gol e arrivare su un tetto dove forse non salirà più nessuno per chissà quanti anni.
La sfida contro i tedeschi era già stata chiusa all’andata dal Real ma a cinque giorni dal Clasico, contro il Barcellona, Cristiano Ronaldo ha imposto ad Ancelotti la sua presenza. Novanta minuti in campo, due gol, due pali, un’intensità di gioco spaventosa, senza la paura di farsi male (Jesè era uscito dopo due minuti probabilmente con i legamenti rotti) o di condizionare il confronto di domenica contro Messi. Si sente, a ragione, un SuperUomo, una specie di robot comandato dal cervello di un fuoriclasse e da un fisico di un velocista giamaicano. Ancelotti dice di non aver mai incontrato nella sua carriera un professionista così serio, che pensa solo al calcio e alla preparazione della partita che deve giocare: questo Ronaldo, da solo, è in grado di far diventare anche il Portogallo una delle nazionali candidate al titolo Mondiale 2014.
Dopo Spalletti, strabattuto dal Dortmund in casa e poi licenziato dallo Zenit, è uscito dalla Champions anche Roberto Mancini, che aveva eliminato la Juventus. Con una squadra poco competitiva come il Galatasaray di oggi, ha tenuto testa al Chelsea finché ha potuto e poi si è inchinato senza avere la soddisfazione di poter invitare a cena Josè Mourinho. L’appuntamento è rinviato, chissà, magari già alla prossima stagione in Premier...
© RIPRODUZIONE RISERVATALa sfida contro i tedeschi era già stata chiusa all’andata dal Real ma a cinque giorni dal Clasico, contro il Barcellona, Cristiano Ronaldo ha imposto ad Ancelotti la sua presenza. Novanta minuti in campo, due gol, due pali, un’intensità di gioco spaventosa, senza la paura di farsi male (Jesè era uscito dopo due minuti probabilmente con i legamenti rotti) o di condizionare il confronto di domenica contro Messi. Si sente, a ragione, un SuperUomo, una specie di robot comandato dal cervello di un fuoriclasse e da un fisico di un velocista giamaicano. Ancelotti dice di non aver mai incontrato nella sua carriera un professionista così serio, che pensa solo al calcio e alla preparazione della partita che deve giocare: questo Ronaldo, da solo, è in grado di far diventare anche il Portogallo una delle nazionali candidate al titolo Mondiale 2014.
Dopo Spalletti, strabattuto dal Dortmund in casa e poi licenziato dallo Zenit, è uscito dalla Champions anche Roberto Mancini, che aveva eliminato la Juventus. Con una squadra poco competitiva come il Galatasaray di oggi, ha tenuto testa al Chelsea finché ha potuto e poi si è inchinato senza avere la soddisfazione di poter invitare a cena Josè Mourinho. L’appuntamento è rinviato, chissà, magari già alla prossima stagione in Premier...