ARGENTINA-NIGERIA 2-1
Una notte pazza, folle, da delirio. L'Argentina passa agli ottavi da seconda al termine di un match incredibile vinto all'ultimo assalto contro la Nigeria per 2-1. A decidere la sfida le reti di Messi (il primo in questo torneo) e Rojo all'86'. Inutile per gli africani il gol su rigore di Moses al 50'. A San Pietrobugo è stata scritta una pagina di calcio vibrante ed emozionante. L'Albiceleste è passata dal dramma all'estasi al termine di una sfida giocata male, a tratti malissimo, ma giocata con il cuore. Dopo un tempo (il primo) dominato dai sudamericani, la ripresa ha fatto riaffiorare tutti i problemi fisici e psicologici messi in mostra contro Islanda e Croazia. Due volti di una squadra pazza, incostante, isterica, incapace di durare più dello scatto d'orgoglio iniziale. Alla fine una zampata di Rojo ha cambiato la storia e salvato la faccia di un popolo sull'orlo di una crisi di nervi.
In mezzo all'oceano di emozioni che ha accompagnato questa sfida anche un rigore generoso concesso dall'arbitro Cakir alla Nigeria che poteva costare tanto, tantissimo a Messi e compagni. Già, Messi. Doveva essere la serata della sua rinascita e in parte lo è stata. Anzi, Messi sembrava aver risolto i propri problemi mentali con la maglia della nazionale addosso, una Fenice pronta a risorgere dalle ceneri. E' stato così solo per un tempo, il primo. E' stato al 15' che il Messi(a) era riapparso grazie ad un destro a incrociare bellissimo, fatto almeno un centinaio di volte con il Barcellona. Maradona a urlare la sua gioia con un grido liberatorio rivolto alle divinità pallonare.
Lo switch sembrava cosa fatta, l'Argentina finalmente faceva vedere la sua apparente serenità e il suo gioco sullo stretto convincente. Merito anche dell'esperienza di Higuain, Banega e Di Maria, schierati finalmente titolari da 'mister' Mascherano, chiamato a limitare le follie di Sampaoli (stavolta in panchina con la tuta). Il Pipita si vede una volta, lanciato da un assist impossibile di Messi: il portiere gli nega la (prima) gioia del gol mondiale. La furia argentina convince i tifosi che sugli spalti spingono la squadra. La Nigeria appare lenta ma non crolla e tiene botta fino all'intervallo. E' lì, negli spogliatoi, che l'Argentina sprofonda di nuovo nell'incubo. La squadra che si ripresenta in campo è di nuovo isterica. La Nigeria lo capisce e spinge subito sull'acceleratore.
Al 50' arriva la svolta della gara: Mascherano trattiene in area Balogun in un modo non plateale ma l'arbitro Cakir non ha dubbi: è rigore. La protesta della Seleccion è furiosa ma nemmeno il Var di Orsato fa cambiare opinione al direttore di gara. Dal dischetto Moses non sbaglia e riporta il match in parità. L'1-1 schianta l'Argentina che di fatto scompare dal campo, tornando la gemella della squadra vista contro la Croazia. Messi ritorna un fantasma dimostrando una schizofrenia incomprensibile. Si gioca solo sui nervi e sul fisico, ovvero l'habitat preferito della Nigeria che gestisce senza problemi un pareggio che vale oro. Sampaoli (o Mascherano, ormai non si capisce più nulla) si gioca le carte Pavon e Meza per Di Maria e Perez. Dybala incomprensibilmente a languire in panchina. La Nigeria chiede un rigore al 77' per un tocco di braccio di Rojo ma la palla tocca prima la testa del difensore. Gli ultimi minuti sono un'agonia senza fine per Messi e compagni. Sembra tutto finito, il fallimento della campagna di Russia dell'Argentina. Invece all'86' ecco il destro al volo di Rojo (proprio lui che quattro anni fa segnò sempre alla Nigeria nella fase a gironi), del giocatore che meno ti aspetti a far risorgere un popolo intero. In tribuna Maradona ha quasi un attacco di cuore mentre mostra il dito medio non si sa bene a chi. Sampaoli corre impazzito di gioia. L'Argentina ce la fa per il rotto della cuffia: agli ottavi se la vedrà con la Francia. Sarà un'altra, incredibile battaglia vietata ai deboli di cuore.
ISLANDA-CROAZIA 1-2
La Croazia a Rostov chiude a punteggio pieno il suo girone battendo l'Islanda per 2-1 al termine di una gara dominata dai nordici. Nella Croazia fuori quasi tutti i diffidati. Non ci sono Rakitic, Vrsaljko, Mandzukic e Brozovic, più Lovren. Zlatko Dalic opta dunque per un turnover massiccio cambiando nove giocatori rispetto all’11 titolare del match con l’Argentina: confermati solo Modric e Perisic. Dall'altra parte Islanda al completo per una missione che sembra, se non impossibile, quanto meno molto complicata: Bjarnason e soci devono solo vincere. L'inizio dei nordici è molto incoraggiante e costringe la Croazia sulla difensiva. Di occasioni da gol se ne vedono poche. Al 26' arriva il primo brivido per la porta di Kalinic con Sigurdsson che fallisce di un soffio l'appuntamento con il gol su assist di Magnusson. Nell'ultimo quarto d'ora è Kalinic a diventare protagonista indiscusso della gara salvando in tre circostanze la porta croata prima su Finnbogason, poi su Bjarnason e infine su Gunnarsonn. E la Croazia? Si vede solo in un paio di tentativi poco convinti di Perisic e Modric.
I primi dieci minuti della ripresa sono adrenalina allo stato puro. Pronti, via e da distanza siderale Badelji scarica un bolide che si infrange sulla traversa. Passano due minuti e al 53' il centrocampista in scadenza di contratto con la Fiorentina sblocca il risultato riprendendo una palla sporca in area islandese. L'1-0 blinda il primo posto dei croati ma la reazione degli avversari è furiosa. Ignason in un minuto prima esalta i riflessi di Kalinic e poi colpisce la parte alta della traversa. Al 73' è l'ex Pescara Bjarnason a non sfruttare in ripartenza un grande assist di Finnbogason. Il pari islandese è rimadato di una manciata di minuti: Lovren devia con la mano il cross di Sigurdsson, per l'arbitro Lahoz è rigore. Dal dischetto Sigurdsson insacca sotto la traversa. Gli ultimi minuti sono un forcing dell'Islanda che però non portano a nulla. Anzi, è Perisic al 90' a sigillare il 2-1 finale per gli uomini di Dalic. La Croazia passa prima nel girone e se la vedrà contro la Danimarca. Per la squadra di Hallgrimsson solo il rammarico per una qualificazione fallita di pochissimo.