MOSCA (RUSSIA) - Aveva 16 anni quando il Brasile viveva la serata più triste del suo calcio nella Coppa del Mondo 2014. Ma la sconfitta per 7-1 contro la Germania, invece di spezzare un sogno, quattro anni dopo lo ha realizzato. E’ quello di Isabelly Morais, diventata la prima donna a raccontare un gol del Mondiale alla televisione brasiliana. Quello di Gazinsky, nella cinquina della Russia all’Arabia Saudita lo scorso 15 giugno: «Una cosa totalmente nuova, una voce femminile che entra nelle case dei tifosi. Per fortuna ho ricevuto tanti commenti positivi». Non era stato così all’esordio a Ràdio Inconfidência, dopo il racconto di una partita di seconda divisione. Sui social qualcuno l’aveva insultata: «Il lavoro degli uomini viene valutato per la qualità, mentre la gente mi critica semplicemente perché sono una donna. Ma più lo fanno, più mi spingono a migliorarmi e ad andare avanti. La cultura sta cambiando, sarà sempre più normale sentire giornaliste raccontare le partite». Suo nonno le ha trasmesso la passione per il calcio ma purtroppo se n’è andato prima di sentirla in tv. Isa non ha più neanche il papà, scomparso quando lei aveva 4 anni. E’ stata la mamma ad appoggiarla in questa grande avventura cominciata Itamarandiba, città di 30.000 abitanti nel sud est del paese, e arrivata fino a Rio de Janeiro dove oggi Isabelly lavora per Fox Sport Brasil.
R'EVOLUZIONI - «La mia vita è cambiata molto, così come la mia voce. Si è… evoluta». Evoluzione che tarda ad arrivare invece per certi scimmioni che ancora barcollano attorno agli stadi. Quelli che quando vedono una giornalista si lanciano contro per baciarla in diretta: «La donna deve essere rispettata ovunque. Ho visto tante colleghe brasiliane e di altre parti del mondo subire questo tipo di aggressioni durante il Mondiale». Alcune hanno reagito con prontezza, altre sono rimaste pietrificate: «Quando una donna decide di lavorare nel giornalismo sportivo già sa che potrebbe vivere esperienze di questo tipo. Ci sono persone che purtroppo non hanno rispetto e non capiscono che noi donne amiamo questo sport quanto loro. Mi è capitato di vivere situazioni in cui, durante le mie interviste, veniva “confuso” il mio ruolo da giornalista». Dalla strada alla redazione. Secondo Isa il sessismo nel giornalismo sportivo esiste: «Se consideriamo sessismo la forma di pregiudizio basata sulla differenza tra sessi, allora è molto presente nel nostro campo. Spesso la credibilità di noi reporter che parliamo di sport è misurata solo dal fatto che siamo donne. Molte persone ci rispettano, altre no. Dal momento che la gente mette gli uomini da una parte e le donne da un’altra, limitando il nostro ruolo, allora è discriminazione».
GOOOL - Ci ha mandato un video, per il sito del Corriere dello Sport, in cui racconta un immaginario "gooolazo" di Balotelli con la maglia azzurra contro la Germania, un regalo per noi in spiaggia (con i tedeschi) davanti alla tv. Piccole emozioni quotidiane che Isa racconta con la professionalità di chi già conosce questo mestiere: «Ho scelto il giornalismo perché ho sempre amato lo sport, volevo vivere questo mondo. Vedevo le partite e mi appassionavo. Allora quando ho dovuto fare una scelta all’università ho optato per il mondo della comunicazione». Le scelte, quelle che pesano nella vita di uno studente che scommette sul suo futuro. Sul lavoro. I "grandi" spesso sottovalutano questo momento, alla ragazza che sogna una carriera da telecronista, Isa consiglia «di avere coraggio, di fare quello che ama, quello che vuole. Noi (noi sottolineato) non dobbiamo mai scoraggiarci. Nessuno può dirci cosa fare o cosa non fare. Siamo le uniche a scegliere la nostra strada, siamo padrone delle nostre scelte perché nessuno può prendere decisioni al posto nostro. Dobbiamo essere sempre più presenti affinché le donne non vengano trattate come idiote in questa professione».