SAN PAOLO - Basta, la misura è colma. Non c’è davvero pace per il Mondiale in Brasile. Ora scende in campo anche Ronaldo, il vero Fenomeno. Incidenti, ritardi, ingiustizie, troppi soldi investiti e male, il malcontento di un intero popolo. A pochissimo dal via continuano le polemiche. «Farò campagna elettorale per Aécio Neves: mi fido di lui e credo sia un’ottima scelta per cambiare il nostro Paese», questa frase riportata su un quotidiano economico brasiliano, l'ha pronunciata proprio lui, Ronaldo, uno che in Brasile ma anche nel resto del mondo, sanno chi è. Il prossimo 5 ottobre chiederà ai brasiliani di votare per il principale candidato dell’opposizione, Neves, del Partito socialdemocratico. Ronaldo ha così duramente puntato l’indice su vari argomenti legati al prossimo campionato del mondo e ha ammesso, tra l’altro, di «provare vergogna per i ritardi nella costruzione degli stadi in Brasile». La reazione del presidente Dilma è stata immediata: “Chi si vergogna è un «vira lata»“. Tradotto: non di razza, quindi bastardino, più elegantemente, poco nazionalista.
Per il ministro dello Sport brasiliano Aldo Rebelo, Ronaldo ha «fatto un autogol». Membro del Comitato organizzatore locale e fino a ieri testimonial del Mondiale, l’ex campione fu criticato dopo le prime manifestazioni di piazza per una frase che fece scalpore: «Per organizzare un Mondiale ci vogliono stadi, non ospedali». Gli ha risposto un altro campione, Romario, oggi deputato, che conduce una campagna contro gli sprechi e la corruzione del Mondiale. Romario ha bacchettato Ronaldo, non perché «poco nazionalista» ma perché solo ora si è accorto delle... malefatte mondiali.