Petroni esclusivo: «Pisa, pago e resto qui»

«I giocatori hanno fatto bene a mettere in mora la società, ma regoleremo tutto»
di Xavier Jacobelli
8 min

ROMA - Lorenzo Petroni, 19 anni, maturità liceale, è il figlio di Fabio Petroni, 56 anni, imprenditore romano, titolare della compagnia di trasporto aeroportuale Terravision, agli arresti domiciliari sotto l’accusa di evasione fiscale e bancarotta fraudolenta nel quadro di un’inchiesta della Guardia di Finanza. Petroni senior respinge ogni addebito. In seguito alla vicenda giudiziaria del padre, Petroni junior è stato nominato amministratore unico dell’Associazione Calcio Pisa 1909: è il più giovane dirigente del calcio professionistico italiano. Dopo 7 giornate di campionato, nonostante le difficoltà economiche della società, gli stipendi non pagati da mesi ai dipendenti e ai fornitori, la perdurante indisponibilità dell’Arena Garibaldi che costringe la squadra a giocare a porte chiuse le gare interne, la formazione allenata da Gattuso è quinta nella classifica della serie B con 12 punti ed è in piena zona promozione: il Cittadella capolista è a quota 18, l’Hellas Verona a 16, il Benevento a 14, lo Spezia a 13. Ieri dalle ore 15.10 alle ore 16.30, nella sede del nostro giornale in Piazza Indipendenza, a Roma, accompagnato da Claudio Anellucci, suo consulente, ex procuratore di Cavani, Petroni ha accettato di rispondere alle domande del Corriere dello Sport-Stadio, raccontando per la prima volta tutta la sua verità sul caso Pisa.

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Signor Petroni, il signor Dana, rappresentante del fondo arabo Equitativa con sede a Dubai, ha dichiarato di avere versato la caparra di 310 mila euro richiesta per l’acquisto del Pisa e di essere pronto a sborsare altri 5 milioni 190 mila euro per chiudere. La sua famiglia venderà il Pisa ad Equitativa?
«Assolutamente no. Dana non ha mantenuto fede agli impegni, noi non abbiamo mai visto un euro della caparra, per un mese e mezzo Dana ha portato avanti una pseudotrattativa che, in realtà, non è mai stata concreta».

Quanto avrebbe dovuto versare Dana per comprare il Pisa?
«310 mila euro di caparra; 5 milioni 190 mila euro per l’acquisto; 400 mila euro per la liquidazione della quota del direttore generale Fabrizio Lucchesi; 300 mila euro per il notaio rappresentante della quota di azionariato popolare. In totale: 6 milioni 200 mila euro».

Ma la famiglia Petroni venderebbe il Pisa se si presentasse un soggetto o un gruppo solvibile e disposto a pagare ciò che viene richiesto?
«Attualmente stiamo vagliando tre opzioni di partnership».

Che cosa vuol dire opzioni di partnership? Che potreste vendere?
«Vuol dire che ci potrebbero essere eventuali soci di minoranza o anche di maggioranza che siano solidi, solvibili e trasparenti. Ma, per il momento, la famiglia Petroni resta la proprietaria del Pisa».

Dieci giocatori del Pisa hanno diffidato la società preannunciando la messa in mora: se il club non pagherà gli stipendi di luglio, agosto e settembre entro il 14 ottobre, rischierà pesantissime conseguenze. Numerosi fornitori del Pisa lamentano di non essere saldati da mesi e, da tre mesi, i dipendenti del Pisa non ricevono lo stipendio. Eppure, sono rimasti al loro posto, facendo sacrifici immani assieme alle loro famiglie, ma sono allo stremo. In agosto, centinaia di tifosi hanno formato una catena umana attorno al bus della squadra per impedirne la partenza alla volta di Avellino. La situazione è incandescente. Che cos’ha da dire signor Petroni?
«Penso che i giocatori abbiano fatto bene a preannunciare la messa in mora per tutelare i loro interessi. Al loro posto avrei fatto la stessa cosa, ma a loro dico che entro il 14 onoreremo gli impegni e pagheremo tutti. Sotto la guida di Gattuso, la squadra sta facendo meraviglie: non avrebbe senso se la società rovinasse tutto. Una settimana fa abbiamo pagato le pendenze dei fornitori relative a marzo e aprile. Ora i dipendenti sono la nostra priorità: lavorano per mille euro al mese, hanno il diritto di essere pagati e li pagheremo. Se non l’abbiamo fatto sinora è perchè siamo stati bloccati».

Bloccati da chi?
«Bloccati dalla pseudotrattativa con Dana che ha fomentato la piazza per cercare di prenderci la società; bloccati dai rinvii del Comune di Pisa sulla firma della convenzione per l’inizio dei lavori all’Arena Garibaldi. In agosto, dopo una riunione in municipio mi dissero: se non fate i lavori, il Pisa giocherà in casa soltanto nel gennaio 2017. Ma perché alla gestione del presidente Battini il Comune garantiva 65 mila euro di contributi e chiedeva 6.500 euro al mese d’affitto mentre a noi chiede 20 mila euro al mese e una cauzione di 500 mila euro da versare prima dell’inizio dei lavori? Abbiamo sottoscritto un accordo da 600 mila euro con la Ngm, società leader nella gestione della pubblicità all’interno degli stadi. Se oggi il signor Stefano Nesi di Ngm potesse aprire il cantiere, in 4 giorni garantirebbe la riapertura dell’Arena, in tempo per Pisa-Spal del 9 ottobre. Invece, ragionevolmente credo che la riapertura parziale, riservata agli abbonati, potrà esserci nel turno successivo quando si giocherà Pisa-Vicenza».

I tifosi del Pisa sono imbufaliti contro la gestione Petroni, accusata di non mantenere gli impegni presi, di avere raccontato una montagna di bugie, di avere danneggiato gravemente l’immagine del Pisa in campo nazionale, di avere lasciato soli Gattuso e la squadra, di non meritare né Gattuso né questa squadra. Su Facebook, Twitter e gli altri social, tracimano insulti, minacce e contumelie al punto che lei e Anelucci girate sotto scorta e non potete più mettere piede a Pisa. I ragazzi dell’Under 15 e Under 16 si sono dovuti allenare ai giardinetti in via Norvegia. La Primavera non sa dove andare a giocare. Che cosa risponde?
«Capisco i tifosi perché anche loro hanno pagato le conseguenze di un periodo durissimo, reso ancora più complicato dalla vicenda giudiziaria di mio padre che il 25 novembre andrà a sentenza di primo grado. Ai sostenitori del Pisa dico che, per giudicare, bisogna conoscere esattamente come siano andate le cose. Se lo vogliono, sono disposto a confrontarmi con loro e con il sindaco Filippeschi pubblicamente, anche in streaming perché tutti possano sapere e valutare chi abbia sbagliato e chi no. Io non ho nulla da nascondere. Nulla. Abbiamo dovuto affrontare personaggi squallidi che si sono avvicinati al Pisa solo per i loro interessi personali. Nessuno credeva che avremmo pagato gli stipendi dell’ultimo trimestre in Lega Pro così come, se nel gennaio scorso non avessimo versato 1 milione e mezzo di euro nelle casse sociali, il club sarebbe andato a gambe all’aria e non avrebbe mai riconquistato la serie B. Noi abbiamo commesso errori di comunicazione perché ai tifosi bisogna dire sempre tutto e di questi errori ci scusiamo pubblicamente. Ho accettato di parlare con il Corriere dello Sport-Stadio per raccontare la mia verità su quanto è successo. Io ho soltanto 19 anni, ma ad Empoli, in occasione di Pisa- Brescia, ci ho messo la faccia: sono stato fischiato e insultato da 8 mila persone. Dana non ha avuto lo stesso coraggio».

La settimana scorsa si è incontrato con Gattuso. Che cosa vi siete detti? (A questo punto, interviene Anellucci: «Gattuso non ha voluto che io mi sedessi allo stesso tavolo affermando di non volere parlare con i procuratori. Ma io non ero lì in veste di procuratore, semmai in quanto consulente dell’amministratore unico del Pisa»).
«Ho stima di Gattuso e lo ringrazio per tutto quanto sta facendo alla guida del Pisa. Mi ha esposto i problemi e gli ho detto che abbiamo cominciato a risolverli. Su sua richiesta, abbiamo ingaggiato e tesserato Lazzari che, pur di giocare con il Pisa, ha accettato di essere pagato al minimo federale».


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