MESSINA - Il gessato di Franco Proto è elegante come chi l’indossa. Ed eleganti sono i modi, l’eloquio del gentiluomo siciliano d’antico stampo che sembra tratto dal Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Ma il quarantaduesimo presidente del Messina non è il Principe di Salina,che nel dialogo con Chevalley di Monterzuolo, inviato dal governo sabaudo, afferma: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Il sessantaquattrenne signore catanese, già amministratore del Catania, presidente dell’Atletico Catania, vicepresidente dell’allora Lega di Serie, C vuole che nel Messina tutto non rimanga com’era prima del suo arrivo. Vuole che tutto cambi. E in fretta.
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IL SACCHEGGIO - «Ho trovato una società saccheggiata, letteralmente saccheggiata e fortemente indebitata. La prima cosa che ho fatto è stata affidare a una rinomata azienda di consulenza il compito di ristrutturare e rinegoziare il debito, impostare un piano industriale per riorganizzare il club, regolare tutte le pendenze con i creditori, restituire credibilità all’immagine del club. La tempistica? Entro dicembre sarà tutto fatto. Ho già avviato i contatti con le banche e con i creditori, riscontrando la considerazione che speravo. Il nuovo Messina prima di tutto deve trasmettere fiducia e credo abbia imboccato la strada giusta. L’ho capito dalle piccole cose: per esempio, da come mi ha accolto un direttore di banca...». Proto non fa cifre. Ci pensa Lucarelli che, in quanto «capo dei briganti», come si autodefinisce, sbotta: «Siamo oltre i due milioni di debiti. Il presidente ha letteralmente salvato il Messina prendendolo per i capelli e questo devono saperlo tutti». Ora lo sanno, Cristiano.
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