Facco: con la Lazio nel cuore

Arrivò dall'Inter del "Mago" Helenio Herrera. Vinse lo scudetto con Maestrelli e per un anno allenò il Frosinone
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ROMA - Un terzino classico, un marcatore solido nel gioco aereo e dal contrasto deciso. Ma anche un allenatore preparato e seguito dai suoi calciatori. Un milanese trapiantato a Roma, arrivato dall’Inter con Ferruccio Mazzola. «Era una persona fantastica, sempre disponibile. Un amico infinito» ha detto Felice Pulici, il portiere della Lazio dello scudetto. Mario Facco, morto a Fregene il 31 agosto 2018 dopo una lunga malattia ha lasciato un segno profondo, per i sei gol in 126 partite, per la determinazione in campo e per lo spessore dell’uomo. Gli han voluto bene in tanti, la società lo ha ricordato con un messaggio di cordoglio alla famiglia, molti tifosi lo hanno fatto attraverso i social. Piaceva a tutti, Facco, diventato calciatore nella Grande Inter di Herrera. Gioca una sola partita, al posto di Burgnich, nel campionato vinto nel 1965-66, ma ha l’opportunità di crescere in una delle squadre che hanno fatto la storia dello sport.
Quel 31 agosto un pensiero è arrivato anche da Frosinone, piazza molto legata a Facco, dove proprio il milanese trascorse un anno alla guida della squadra nel campionato di Serie C2. In quella stagione, 1982-83, il tecnico guidò la squadra al quinto posto del girone D, monopolizzato nei primi quattro posti da squadre siciliane (vinto dal Messina). 

 

L'ARRIVO IN BIANCOCELESTE - Alla Lazio arriva nel 1968, in Serie B. In panchina c'è Lorenzo, i tifosi tornano a riempire le tribune dell’Olimpico. Sono in 70 mila per la vittoria sulla capolista Brescia a dieci giornate dalla fine del campionato. La Lazio ottiene una tranquilla promozione in Serie A, il presidente Lenzini annuncia tra gli acquisti un buon numero di giovani promettenti, tutti poco più che ventenni. Arrivano un certo Giorgio Chinaglia, Michelangelo Sulfaro, Giuseppe Wilson e Franco Nanni che, scrive Guy Chiappaventi in “Pistole e palloni”,va ad abitare al quartiere Flaminio, nella stanza che Facco gli lascia nell’appartamento di un’anziana signora.

 RIVOLUZIONE - La stagione 1970-71 è disastrosa. L’Olimpico è terra di conquista, la Lazio chiude penultima e retrocede in B. Inevitabile l’addio di Lorenzo. Il sostituto che Lenzini individua, però, ai tifosi non piace. In fondo, ha portato il Foggia allo stesso risultato a fine stagione. Il presidente, però, ha indovinato la scelta della vita quando ha deciso di affidare la Lazio a Tommaso Maestrelli. Il tecnico conquista i giocatori a suon di serate a casa sua, in campo disegna un calcio innovativo che fa funzionare una squadra divisa in clan. Maestrelli è uno dei primi in Italia a parlare di calcio all’olandese, a cercare l’aggressione dello spazio senza palla. Quella Lazio, con i terzini a tutta fascia e un principio di zona, gioca un calcio moderno. 

IPSWICH - Facco interpreta un ruolo delicato in quella difesa che nel 1972-73 subisce solo sedici gol e mette le basi per il ritorno in Europa, in Coppa Uefa. Lo schieramento è noto: Pulici in porta, Wilson libero e due guardiani, Facco e Giancarlo Oddi, che resterà l’unico a marcare a uomo il centravanti avversario in quello che sarà l’anno dello scudetto. Facco incrocia il suo destino in una sera d’autunno, in Inghilterra. Di fronte c’è l’Ipswich Town per il secondo turno di Coppa Uefa. Facco deve fermare Trevor Whymark che però segna quattro gol e firma da solo il 4-0 finale (gli capiterà ancora, di segnare un poker, nel 1976 contro il West Ham, prima di passare nella NASL statunitense). 

SCUDETTO - Maestrelli inizia a dare sempre più spazio a Petrelli, l’uomo che nello spogliatoio della Lazio ha introdotto la moda delle pistole, girano 44 Magnum e Colt 45 a tamburo. Al campo di allenamento a Tor di Quinto, Facco e Petrelli fanno parte del “clan” Chinaglia. Sono nello spogliatoio di Long John con Pulici, Nanni, Oddi. Nell’altro ci sono Martini, Re Cecconi, Frustalupi, Garlaschelli, Moriggi. Facco, che ha lottato con i più grandi attaccanti del suo tempo, ha sofferto particolarmente Bettega, accetta senza fiatare la scelta del tecnico. Nell’anno dello scudetto, gioca poco, nell’estate del 1974 viene così ceduto all’Avellino. Gioca tre stagioni con la solita professionalità, diventa anche capitano della squadra, poi va a Parma, si rompe tibia e perone e di fatto chiude la carriera.

NEL 1982-83 SULLA PANCHINA DEL FROSINONE - Gli anni Ottanta a Frosinone iniziano con la promozione in C2 in una stagione chiusa senza mai perdere. Era la squadra del presidente Giovanni Battista Lenzini e del tecnico Alberto Mari. Inizia un quinquennio di campionati conclusi nella parte alta della classifica in C2, tra il terzo e l’ottavo posto. A questo lustro partecipa anche Mario Facco, tecnico dei giallazzurri nella stagione 1982-83. Due i punti fermi di quella squadra, i giocatori che Facco fa giocare sempre. Uno è il portiere Marco Cari, che ha avuto qualche difficoltà a emergere con la Lazio. Fisico minuto (alto 1,76) ma con un’ottima elevazione, ammira più Albertosi che Zoff, perché come lui è più estroso. A inizio stagione aveva scommesso con i compagni che non si sarebbe tagliato i capelli fino alla prima sconfitta: a fine campionato sfoggiava una chioma alla Higuita. L’altro è il difensore Mauro Bencivenga, che poi sarà maestro di calcio giovanile e imposterà De Rossi da mediano. Il boomber della squadra è Paolo Santarelli, che segna gli ultimi otto dei suoi 73 gol con la maglia del Frosinone. Per 35 anni, Santarelli è rimasto il miglior cannoniere nella storia del Frosinone. Il record cade lo scorso ottobre, quando Daniel Ciofani marca il gol numero 74 della sua carriera all’Empoli e prolunga una striscia iniziata a Pisa, in Lega Pro, il 7 settembre 2013.

LA STAGIONE - Il Frosinone chiude la stagione al quinto posto, con 38 punti in 34 partite, risultato di 14 vittorie, dieci pareggi e dieci sconfitte, con 30 gol all’attivo e 28 concessi. In casa, la squadra di Facco non perdono fino alla tredicesima giornata, e costruiscono le fortune del campionato proprio sul rendimento davanti ai propri tifosi. Significativi anche i risultati nel sempre sentitissimo derby contro il Latina. I ciociari vincono 1-0 in casa e riescono a chiudere sullo 0-0 la sfida di ritorno in trasferta. Due indizi della costruzione di una personalità in continua crescita.


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