Karl-Heinz Riedle, tre anni di passione

Trenta gol in biancoceleste per Karl-Heinz "Kalle", il primo tedesco della Lazio che segnò l'inizio di un'epoca
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Alla vigilia del Mondiale del 1990, con l’atmosfera delle notti magiche che attraversa Roma, i tifosi della Lazio credono di vivere un sogno di quelli che non fanno svegliare. Dopo due anni con Dezotti e Amarildo al centro dell’attacco, il presidente Calleri tratta con il Werder Brema l’acquisto di Karl-Heinz Riedle, il capocannoniere dell’ultima Coppa Uefa. In Germania lo chiamavano “Gummy”, perché da terra rimbalza, si eleva, galleggia. A Brema lo ricordano ancora per il gol che ha steso l’Eintracht Francoforte e deciso con tre giornate d’anticipo la corsa al titolo nel 1988. E chissà se il ricordo di quella rete e del primo Meisterschale del Werder nell’era di Otto Rehhagel non diventi un segno di buon auspicio. Riedle, il primo tedesco e allora l’acquisto più costoso del club, alla Lazio arriva davvero.

RIEDLE, I PRIMI GOL. Zoff lo fa esordire in serie A il 9 settembre del 1990, gioca tutti i 90’ nello 0-0 in casa del Torino. Servono ancora un paio di settimane per il primo gol, un timbro da centravanti vero contro i campioni d’Europa del Milan: un tiro di Pin è respinto da un difensore, Riedle rimbalza sul pallone più veloce di tutti e batte Pazzagli. È il primo dei 30 centri in 84 partite di campionato nelle tre stagioni in cui fa innamorare la Roma biancoceleste. In quella prima stagione regala due gol di classe contro il Bologna. All’andata, all’Olimpico, gioca da fuoriclasse e segna da grande bomber: Gregucci verticalizza, Riedle salta l’uscita di Cusin, poi appoggia a porta vuota.

A marzo, per spegnere gli ultimi sogni della Juventus non certo champagne di Gigi Maifredi, non ha nemmeno bisogno di saltare. Anzi. Per una volta, si fa piccolo, si piega, si contorce su un cross deviato da destra e sul secondo palo anticipa Galia a due metri dalla porta. Nel finale di stagione avvia la rimonta contro la Fiorentina alla terzultima e illude, nell’ultima gara di campionato, con il pallonetto del provvisorio 2-0 contro la Sampdoria. La partita finisce 3-3, la Lazio manca l’obiettivo della qualificazione in Europa.

RIEDLE NELLA STORIA. Nell’estate 1991 arriva anche Thomas Doll. Riedle segna in un derby finito 1-1, ma la rivalità con la Roma non rovina la sua buona amicizia con Rudi Völler, il tedesco volante dei giallorossi. Nel campionato 1991-92 Riedle firma 13 reti totali senza rigori, ma la Lazio ancora non decolla. L’estate gli porta il grande rimpianto dell’Europeo di Svezia. Segna tre gol, compresa la doppietta che vale il 3-2 contro i padroni di casa in semifinale, ma la Mannschaft, da grandissima favorita, cade in finale contro la sorpresa Danimarca. Si getta allora nel campionato con un nuovo partner d’attacco, Beppe Signori, arrivato per prendere il posto di Ruben Sosa. Riedle, che ha anche un problema muscolare, gioca meno. Ma firma una doppietta cruciale nel 4-3 al Napoli che riporta la Lazio in Europa dopo 16 anni. Lascia con due gemme in perfetto stile gummy, due colpi di testa sotto la Curva Nord. Missione compiuta.

RIEDLE E LA CONQUISTA D’EUROPA. «Quando tornai in Germania, ero un calciatore completo», ha detto Riedle in una recente intervista al sito di Bwin. Merito di Zoff, ha spiegato, che con la società approva il suo trasferimento al Borussia Dortmund nel 1993. La scelta risponde anche ai desideri del ct della nazionale tedesca, Berti Vogts, che preferisce veder giocare in Bundesliga gli uomini simbolo del gruppo. L’inizio difficile per una serie di infortuni, per lui inusuali, si traduce in un quadriennio di gloria. Vince due campionati e timbra due gol nella finale di Coppa dei Campioni nel 1997 contro la Juventus all’Olympiastadion di Monaco. Riedle, che oggi ha aperto un hotel con annessa scuola calcio e rimane ambasciatore del Borussia Dortmund soprattutto in Asia, sente che dopo il ciclo di Ottmar Hitzfeld le cose sarebbero cambiate per lui con l’arrivo del nuovo allenatore Nevio Scala.

Durante il ritiro in Svizzera, avverte l’interesse del Liverpool e non ci pensa due volte a cogliere l’occasione. Roy Evans, che da giocatore aveva vinto due campionati e una Coppa Uefa con i Reds, ha iniziato quella che sarebbe diventata la sua ultima stagione da allenatore. Ha bisogno di un centravanti di esperienza per accompagnare Robbie Fowler e un diciottenne che sta emergendo con l’etichetta di predestinato sulla schiena: Michael Owen. Sarà proprio Evans a chiedergli di diventare suo assistente in panchina al Fulham all’alba del terzo millennio. È allenatore e giocatore, ma prima della fine della stagione successiva, il 2000-2001 che si chiude con i Cottagers promossi in Premier League, Riedle lascia il calcio. Con tanti ricordi e pochissimi rimpianti.


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