Euro 2016, tra calcio e letteratura

Il calcio, le parole per raccontarlo. Due libri su Euro 2016. Perché le partite non finiscono mai al 90°
di Furio Zara
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ROMA - L’Europeo è un romanzo. E l’hanno scritto Lorenzo De Alexandris e Francesco Gallo. E’ un romanzo che contiene un’infinità di storie, è palla - ma anche vita - che frulla per dirla alla Ventura: campioni, eroi di un solo giorno, fuoriclasse che ci hanno fatto sognare, gloria e polvere, gol fatti e sbagliati, stadi, fischi finali, destini che si incrociano e molto altro. Nella letteratura sportiva l’Europeo, rispetto al Mondiale, viene considerato il fratello bruttino. Niente di più sbagliato. Ripercorrendo la storia di questo torneo relativamente giovane - la prima edizione si svolse nel 1960 a Parigi - ci si accorge di come i passaggi fondamentali della nostra epoca moderna, parliamo di calcio, ci siano stati proprio in concomitanza con l’Europeo. All’inizio l’Europa snobbò il torneo. Nel 1960 Italia, Germania Ovest e Inghilterra si rifiutarono di partecipare. Oggi la giostra è stata persino allargata - ora sono addirittura 24 le nazionali presenti a Euro 2016 - certamente per questioni di opportunità economiche e propagandistiche, ma anche per consentire a tutti di coltivare una speranza. E’ la democrazia applicata al calcio. L’unico Europeo vinto dall’Italia risale al 1968. In quella nazionale giocavano Rivera, Mazzola, Riva, Burgnich, Facchetti, De Sisti, Zoff. Il paragone con la squadra di Conte è improponibile. Ma non si sa mai. Non sempre vincono i migliori. Talvolta a trionfare sono - semplicemente - i più pronti a cogliere l’occasione.

UNA STORIA EUROPEA, la coppa Delaunay dalle origini a oggi; di Lorenzo de Alexandris e Francesco Gallo, edizioni Ultrasport, 190 pagine, 16 euro.

La Russia diventata ragazza e incontrata in un treno, un’apparizione allo stadio di Malmo, forse è Ibrahimovic forse no, un verso di Yeats, estasi allo stato puro, due ragazzi albanesi in una cucina inospitale di una caffetteria della Tate Modern che sognano pensando a Tare, a Tare!!, il presidente del Cardiff City, un tycoon asiatico, che compra solo giocatori con il numero 8 nella data di nascita. Può bastare? L’arpa della Guinnes tatuata su un fianco, ah, la verde Irlanda. George Best, il Derry Cuty, e l’urlo di una volpe affamata. Mario Basler che tirava le bombe su punizione. Due zie logorroiche che si struggono davanti alla grandezza svanita dell’Austria. Il calcio ungherese congelato in freezer. I fratelli Mpenza (un po’) del Belgio anni 90. Il gol assassino di Wiltord. E potremmo andare avanti all’infinito. Il libro si chiama «Olio di canfora - Un viaggio tra i paesi dell'Europeo». L’ha scritto Federico Mastrolilli, uno dei fondatori del blog «Lacrime di Borghetti». E’ un libro curioso, nato sull’onda emotiva di una trasmissione andata in onda a «Radio Popolare». Si va alla scoperta dei paesi che partecipano a questo Europeo, intrecciando storie personali che si fanno - simsalabim - generazionali. L’Editore è «IUn contropiede», benemerita casa editrice veneziana che in due anni - è stata fondata da Alberto Facchinetti nel 2014 - ha già sfornato una serie di libri di calcio che dimostrano come sia possibile fare sana e onesta letteratura attorno al pallone.

OLIO DI CANFORA - Un viaggio tra i paesi dell’Europeo, di Federico Mastrolilli, edizioni In Contropiede, 127 pagine, 9,90 euro


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