Lazio Memories, «Da Anzio alla Lazio»

Eufemi: «Ho giocato con i maestri del ‘50, Sentimenti V cambiò ruolo per darmi spazio»
di Daniele Rindone
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ROMA - «Mi chiamo Adelmo, come quello che canta, Adelmo Fornaciari, in arte Zucchero. Io, per gli amici, sono Memmo». C’è un prima e c’è un dopo. Il calcio al tempo di Adelmo “Memmo” Eufemi, il moretto di Anzio, classe ‘35, numero 5 diventato 3, nove anni di Lazio, la Coppa Italia vinta nel ‘58, madre dei successi, era il calcio che ha cambiato tutto:

«Spesso si dimenticano le generazioni precedenti, io non dimentico quella prima di me. Fu eccezionale. Quando arrivai alla Lazio avevo 18 anni. C’erano Alzani, Furiassi, Malacarne, Flamini, i fratelli Sentimenti. Ci hanno insegnato l’umiltà, l’educazione, la disciplina, l’onestà. Se mancano queste virtù, manca tutto».

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Eufemi esordì per un gesto di onestà, per volere di un compagno:

«Sentimenti V era il numero 3, andò dall’allenatore Carver e gli disse “faccia giocare quel ragazzo di Anzio, è proprio forte, io posso giocare anche da numero 6”. Quel ragazzo ero io. Carver mi fece esordire a Napoli, a 19 anni». Vecchio e nuovo calcio iniziavano a fondersi: «Utilizzavamo già il 3-4-3. I 4 centrocampisti erano posizionati a quadrilatero. Carver era all’avanguardia». 

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LUI E TOZZI -  Si chiama Adelmo come Zucchero, divideva la camera con Humberto Tozzi che faceva l’attaccante e non il cantante: «Era fortissimo, ma soffriva di saudade. Voleva dormire con me in camera, io dormivo in tutti i modi, non mi disturbavano la finestra aperta o le 40 sigarette fumate. Tozzi beveva il bitter. Li teneva sotto al letto, era nostalgico. Un giorno giocò ubriaco»

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