MILANO - Il tribunale di Milano ha assolto l'ex Dg della Juventus Luciano Moggi dall'accusa di aver diffamato in una trasmissione tv l'ex presidente dell'Inter Giacinto Facchetti (morto nel 2006). Il processo si era trasformato in una sorta di riedizione in tono minore del caso calciopoli.
I FATTI - Luciano Moggi, prosciolto lo scorso marzo per prescrizione dalla Cassazione nel processo sul caso Calciopoli, era accusato di diffamazione nei confronti di Giacinto Facchetti per alcune affermazioni rese nella trasmissione tv 'Notti magiche' del 25 ottobre 2010. In particolare, Moggi, nel programma parlò di "telefonate" di Facchetti relative alle "griglie" arbitrali e di una "richiesta" da parte dell'allora presidente nerazzurro "ad un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia con il Cagliari". Il processo è scaturito dalla querela presentata da Gianfelice Facchetti, uno dei figli di Giacinto e assistito dal legale Corrado Limentani. Il pm Elio Ramondini aveva chiesto per Moggi una condanna a 10 mila euro di multa, parlando del "sistema Moggi" accertato dalla Cassazione e di una strategia difensiva mediatica per coinvolgere anche Facchetti "in una sorta di 'così fan tutti'".
IL PM - Anche oggi nel corso delle repliche il pm ha spiegato che "il sistema Moggi ha tradito e minato alle fondamenta l'essenza del calcio e non è possibile attribuire a persone terze la realizzazione di questo sistema". Nel corso del dibattimento avevano sfilato come testi Massimo Moratti, Javier Zanetti, l'ex designatore degli arbitri Pierluigi Pairetto, l'ex arbitro Massimo De Santis ed altri. A febbraio, inoltre, in aula c'era stata una stretta di mano tra Moggi e Moratti chiamato a testimoniare e poi su twitter l'ex Dg bianconero aveva scritto: "Mi sono lavato subito le mani". Oggi il giudice della quarta sezione penale Oscar Magi ha assolto Moggi con la formula "perché il fatto non costituisce reato".
LE PAROLE DI MOGGI - "Finalmente ho avuto giustizia". Così, stando a quanto riferito dall'avvocato Maurilio Prioreschi, Luciano Moggi ha commentato la sentenza del tribunale di Milano che lo ha assolto dall'accusa di aver diffamato l'ex presidente dell'Inter Giacinto Facchetti. L'ex Dg della Juventus non era presente in aula perché, come spiegato dal legale, "dato il caldo ha preferito andare al mare". Il difensore ha spiegato che per lui è arrivata l'assoluzione perché "ha riferito un fatto vero e in modo oggettivo".Quando Luciano Moggi ha rilasciato in tv quelle dichiarazioni "sui rapporti tra Facchetti e gli arbitri - aveva spiegato il legale nell'arringa - era a conoscenza delle intercettazioni del processo di Napoli e quindi le sue affermazioni erano vere, come dimostrano quelle telefonate". Per la difesa di Moggi, dunque, alcune telefonate emerse dal processo 'Calciopoli' hanno dimostrato che "Facchetti ha proposto all'ex designatore degli arbitri Bergamo di fare un imbroglio su una griglia arbitrale e questa telefonata i carabinieri all'epoca l'avevano classificata come molto rilevante per l'indagine, anche se poi è stata dimenticata". Per la difesa anche l'allora procuratore federale Palazzi nel chiedere l'archiviazione per l'Inter aveva parlato nella sua relazione della "frequenza di contatti tra Facchetti e gli arbitri" e del suo "intervento diretto sugli stessi" con una "interferenza illecita" anche "dieci minuti prima di una partita". Palazzi in quella relazione, secondo il legale, "andò giù più pesante di quanto ha fatto Moggi con le sue dichiarazioni" e tra gli arbitri e Moggi "non ci sono telefonate dello stesso tenore di quelle di Facchetti". Il pm, nel corso delle repliche nel processo (che si è concluso in primo grado dopo 5 anni di procedimento), aveva anche chiesto che il giudice trasmettesse al Consiglio nazionale forense gli atti relativi ad alcune affermazioni fatte dal legale di Moggi nel corso dell'arringa, ritenendole offensive "nei confronti della toga che porto addosso". Richiesta respinta dal giudice. Sentito in aula, tra l'altro, l'ex dg della Juventus aveva rilanciato le accuse nei confronti dell'Inter e di Facchetti.