NAPOLI - Quanto ci vuole per dire sì? A volte serve un po’, diciamo cinque mesi: consumati attorcigliandosi su se stesso, pensando e ripensando alle cose mai dette, o anche a quelle ascoltate, riflettendo sul proprio vissuto e però anche andando a guardare nell’orizzonte: Simone Verdi ha smesso di contare i propri gol nelle notti insonni, eppure quest’anno ne ha fatti dieci, una volta gli venne fuori persino una doppietta - fu contro il Crotone - con due punizioni dal limite, una di destro e una di sinistro, affinché fosse chiarissimo cosa si nascondesse in lui, ed ha cominciato ad organizzarsi il futuro: via ogni minima resistenza, e non erano pregiudizi, ed apertura seria e praticamente definitiva verso (il) Napoli. E’ stato necessario interrogarsi sulla stima percepita, ad oltranza, su quella mozione d’affetto che gli è giunta da De Laurentiis e da Giuntoli e sulla telefonata di Carlo Ancelotti, che ha demolito le residue perplessità e l’ha spinto a sbilanciarsi. Ultimo ostacolo, si fa per dire, la definizione della clausola...
LA SVOLTA - Dinnanzi alle tre vie (Napoli, Roma, Inter), Simone Verdi, 26 anni ad agosto, ha capito che non gli sarebbe stato lasciato più altro tempo per decidere e s’è intrufolato, virtualmente, sulla strada che conduce al San Paolo, lo stadio che si è negato nel gennaio scorso, quando in lui prevalse il desiderio di rimanere a Bologna. Ma Giuntoli, che a gennaio, una notte, rimase con Donato Orgnoni, il procuratore del fantasista, a giocarsi le proprie carte per far opera di persuasione, non ha mai indietreggiato, anzi, e quando con la spinta di De Laurentiis è tornato in forcing, giorni fa, ha colto il cedimento. Il contratto con il Bologna esiste da quel dì (ventitré milioni di euro, più due di bonus), nell’affare ci potrebbe entrare anche Inglese, che piace a Bigon, e il quinquennale per l’ala va da un milione e ottocentomila euro in su.
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