LONDRA - Simili voci non sono nuove, né recenti. Già la scorsa primavera era stato un susseguirsi di indiscrezioni e sussurri in tutta Europa. La Juventus volava verso il suo sesto scudetto di fila, per Massimiliano Allegri si trattava del terzo di fila. Con la seconda finale di Champions League ad un passo, il tecnico bianconero era sui taccuini di tutti i top club, Paris Saint Germain ma non solo. Anche l’Arsenal cullava l’idea di affidargli la squadra, prima di rinnovare la fiducia ad Arsene Wenger. Un’apprezzamento, quello per Allegri, condiviso dall’ex nazionale inglese Rio Ferdinand: «Quando raggiungi certi successi, è inevitabile che la gente faccia la fila per bussare alla tua porta».
INTERESSE - Il rinnovo con la Juve fino al 2020, firmato in luglio, ha solo congelato le sirene d’Oltremare. Perché adesso è il Chelsea a puntare forte sul tecnico livornese. Più che un’indiscrezione, si tratta di una concreta suggestione che circola - ormai neppure sottotraccia - lungo i corridoi di Stamford Bridge. Dove conoscono bene quanto è successo a Torino nell’estate 2014. In polemica per i mancati rinforzi di mercato, Antonio Conte sbatteva la porta e se ne andava via, ritenendo chiuso irrimediabilmente un ciclo. Al suo posto - non senza qualche perplessità da parte del popolo bianconero - veniva ingaggiato Allegri che nelle tre stagioni successive avrebbe vinto sette trofei. Rivelandosi, per di più, un interlocutore decisamente meno esigente e più aziendalista del suo predecessore. Entrato nel mondo juventino in punta dei piedi, Allegri non ha mai alzato la voce né lanciato ultimatum alla sua dirigenza. Un understatement molto apprezzato sotto la Mole, a maggior ragione sulle rive del Tamigi dove certi modi compassati sono nati.