TORINO - Sei del mattino, aeroporto di Siviglia. Facce assonnate, profumo di brioche appena sfornate, nugoli di tifosi italiani che commentano la vittoria o il sinistro di Bonucci che l’ha indirizzata. Fabio Paratici, ds della Juventus, riesce a passare quasi inosservato, ma chi lo nota non può fare a meno di chiedersi perché si trovi già dentro il terminal. Semplicemente, non rientra a Torino con il charter, il cui decollo è previsto in tarda mattinata: parte per una delle sue missioni.
ABITUDINE - Da Siviglia si imbarca per Madrid, ma la capitale spagnola è solo uno scalo intermedio. La destinazione finale è un aeroporto tedesco da cui raggiungere Mönchengladbach: Paratici risulta infatti accreditato per la partita di Champions tra Borussia e Manchester City. Gira spessissimo, bazzica i templi del calcio come i campetti periferici, convinto che per scovare talenti e arruolare campioni, pur nell’era del calcio vivisezionato dall’informatica, non si debba rinunciare all’antica abitudine di scarpinare e valutare personalmente, ma non è detto che ogni blitz nasconda un obiettivo, un calciatore da mettere a fuoco in vista di potenziali operazioni. E d’altronde, davvero si può pensare che un protagonista qualsiasi di Champions abbia segreti, oggi, per gli uomini mercato bianconeri?
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