ROMA - Ha conquistato il presente, ha appaltato il futuro. Vedi alla voce Lukaku, il fratello minore, Jordan, che ieri è passato alla Lazio: a gestire l’operazione c’è lui, chi altri?, Mino Raiola. Quando il calcio ha cominciato a trasformarsi in uno show, Raiola ha fiutato il vento. Che ora gli soffia alle spalle. E’ tante cose insieme, il Messi degli agenti Fifa. Il figlio di emigranti, l’italiano, anzi il napoletano, il poliglotta, l’amico dei campioni, il finto pizzaiolo (è una leggenda, mai sfornato una capricciosa, in realtà faceva il cameriere nel ristorante del padre), il Paperone (per valori patrimoniali spostati da qui a là, se la gioca con il portoghese Mendes), il padre di famiglia di cui si sa poco o nulla, una moglie conosciuta nei primi anni ‘90, due figli, una residenza a Montecarlo, lui, il meno vip tra i vip, il manager senza giacca e cravatta (le odia, preferisce le camicie hawayane), persino il calciatore, mediocre certo, ma due tiri li ha fatti pure lui. Ha pochi amici, molti nemici, più numerosi ancora quelli che lo invidiano e ne seguono il percorso come cani da tartufi. Segui la pista dei soldi, si diceva nei vecchi hard-boiled americani. La aggiorniamo: segui Raiola, lì ci sono i soldi. In tutti questi anni molto ha fatto guadagnare ai suoi assistiti, molto ha guadagnato lui: 300 milioni di euro. Come nel film «Inception», con Leo Di Caprio che ha la certezza di trovarsi nel presente solo quando vede una biglia che rotola, così oggi Raiola osserva il calcio - italiano ed europeo - che gira e gira e gira e macina soldi; e solo così può dirsi tranquillo: è tutto vero. Anche perché la biglia, da Pogba al futuro Pogba, l’ha lanciata lui.
AFFARI SEMPRE SUPER - La vera domanda a questo punto è: per quanto venderà Pogba al Manchester Utd? E soprattutto: quanto intascherà? Fare i conti in tasca ad uno degli agenti più potenti del mondo è impresa ardua, diciamo che viaggiamo - oggi e dopo venticinque anni di professione - su un incasso di trecento milioni di euro. Cifre pazzesche, che però testimoniano il fiuto di un uomo che ha sempre scelto i migliori. Fin dal giorno in cui piazzò un’operazione clamorosa, vendendo Bergkamp (e imponendo Jonk) all’Inter. L’allora presidente Pellegrini sborsò venticinque miliardi di lire. Sono settantasette i miliardi che la Juve, nel 2001, ha versato nelle casse della Lazio. Di tutto il «Monopoli» che ha visto coinvolto Ibrahimovic con i suoi trasferimenti, il più costoso risulta quello che vide Ibra passare dall’Inter al Barcellona per settanta milioni. Ora Pogba, poi sarà abbattuto il muro del suono.
L'AFFARE NEDVED - Lo scova a Praga, Pavel ha ventiquattro anni. «Vieni con me». Lo porta alla Lazio. Per nove miliardi di lire. E' il 1996. Vi resta fino al 2001. Poi Mino decide che è ora di cambiare. Ha annusato l'aria, l'era Cragnotti è al tramonto, guai finanziari arriveranno presto. Pavel e la moglie, Ivana, però non vogliono lasciare Roma. Mino insiste. E chiede una mano a Cragnotti. Se sarà il presidente a chiedergli di andare via, per un sacrificio necessario al bene del club, forse Pavel accetterà. Inscenato il teatrino, Nedved si convince che l'addio è la cosa più giusta da fare. Nel frattempo Raiola ha già trovato l'accordo con Moggi. Tutto deve restare segreto. Macché. Prima dell'incontro con Pavel, Moggi dà la notizia ai giornalisti. Ivana scende dall'aereo privato e piange. Torino non è Roma. Fa freddo, si gela, tutto è grigio. Pavel è furioso. Mino trema. Che farà. Vanno da Giraudo, alla fine arriva la firma per la Juve. Il prezzo? 77 miliardi di lire.
Leggi l’articolo completo sul Corriere dello Sport-Stadio in edicola
Segui le notizie del corrieredellosport.it sul nuovo canale Telegram