ROMA - Patrizia Panico, un altro punto e un nuovo accapo: la signora del calcio saluta Verona, non senza nostalgia, e prende casa a Firenze. Niente è mai definitivo per la nomade del gol, che finisce e riparte ogni anno da sé perché il calcio femminile è così, non lega nessuno più di una stagione, nemmeno se sei la numero uno come Panico, neppure se a 40 anni ancora vinci la classifica marcatori. Finite le feste per lo scudetto è iniziata la bella stagione, e i pensieri si accavallano l'uno sull'altro facendo dire continui "non lo so", e tutto è concesso perché, ma sì - spallucce - è estate. La domanda del dopo tricolore si ripete come un ritornello, allora Patrizia hai deciso? E la risposta è sempre la stessa "non lo so". Sulla bilancia c'è di tutto, anche la possibilità di smettere, l'università preme, con una sola materia da dare e la tesi da scrivere, un futuro da organizzare che in qualche modo pigia sul senso di responsabilità o sul senso di paura.
Fino a ieri "non lo so". Poi la svolta, addio Verona, Panico va alla Fiorentina e la sfida è intrigante. Una scelta o un obiettivo non sono fatti solo di trofei. Lei di trofei ne ha vinti tanti, adesso ci può essere altro.
NUOVO CORSO - Dalla fusione del Firenze con la società maschile dei Della Valle, è nata la Fiorentina femminile, sulla scia del modello europeo. E può essere l'inizio della svolta nel calcio femminile in Italia, quello che si auspica da anni per un lancio vero e proprio. In questo nuovo corso del movimento delle donne, Panico non poteva non figurare nel casting. "Alla mia età e dopo tanti anni sui campi da calcio, tanti gol e tante vittorie, ho sempre più bisogno di nuovi stimoli. E soprattutto dopo tante battaglie fatte per il calcio femminile, battaglie ancora in corso, ritrovarmi nella prima società che ha realizzato ciò che in Europa funziona da anni, è sicuramente uno stimolo molto forte". La firma dopo ferragosto, quando con la Fiorentina partirà per il ritiro.
Allora Patrizia che farai? "Non lo so", rispondeva ancora pochi giorni fa, incontrando un pallone dentro casa sua, calciandolo come una carezza, fino a stringerlo nelle mani per girarlo come una palla di vetro. "Mi piace incontrare i palloni per casa. Sono belli i palloni". E in quella palla come fosse una palla di vetro deve aver visto cosa scrivere nella sua nuova pagina bianca, come ogni anno una nuova pagina da riempire. Poi con quel pallone sotto braccio, che è un compagno, un prolungamento di sé, si è girata per uscire: "Vediamo dai... è estate".