ROMA - Gli spifferi sono scricchiolii, quindi malesseri. Il Real Madrid non può essere contento di Lopetegui, neanche il possessore della tessera numero uno del personalissimo fan club dedicato all’allenatore lo sarebbe. E siamo a un bivio, con l’ombra di Antonio Conte che si staglia in lontananza, la concreta possibilità di avvicinarsi sempre più.
LA SVOLTA - Gli scenari sono cambiati rispetto allo scorso giugno quando Florentino Perez aveva pensato al condottiero di Lecce per incassare un brutto colpo, quello dell’addio a sorpresa - storia del 31 maggio - di Zidane. Era la sua prima scelta, ma i timidi contatti/sondaggi avevano portato a una sentenza: alle prese con un contenzioso infinito, quello con il Chelsea, l’orgogliosissimo Conte aveva mandato messaggi chiari e inequivocabili. Insomma, avrebbe detto no a qualsiasi tipo di proposta, la più allettante, anche se proveniente dal presidente del club legittimamente definito il più prestigioso al mondo. In quei giorni, Conte avrebbe rifiutato la luna e il cielo, troppo preso dall’aspetto legale (compresa la penale) della fine del rapporto con Abramovic. Ma il tempo che passa stuzzica la voglia, il desiderio di tornare. L’ipotesi Milan è stata spazzata via dall’eccellente lavoro di Gattuso riconosciuto dalla proprietà e recentemente da Paolo Maldini. Ma il Real è tornato a bussare, da lunedì scorso. E ora Conte si sente pronto, prontissimo, in caso di definitiva chiamata. Chi lo conosce bene sa che l’anno sabbatico non fa per lui e che un’attesa ulteriore lo logorerebbe.
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Ecco, restiamo alla finestra e aspettiamo le prossime tre partite del Real. Queste: sabato alle 13 il Levante al Bernabeu; martedì 21 il Viktoria Plzen, sempre a Madrid, per la Champions; domenica 28 il Clasico al Camp Nou. Traduzione: Lopetegui può essere in tempo, a patto che faccia un percorso quasi netto e che non scivoli ancora. Altrimenti, lo stato di crisi diventerebbe una sentenza.
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