Mourinho, che accuse alla squadra: ecco con chi ce l'aveva

Il duro attacco dell'allenatore della Roma dopo il pareggio di Ginevra: «Adesso qualcuno giocherà solo quando gli altri sono morti»
Roberto Maida
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INVIATO A GINEVRA - Come un padre arrabbiato, come un educatore offeso. José Mourinho non ci sta. Non si aspettava la Roma molle e svagata di Ginevra, al di là del pareggio che comunque qualifica aritmeticamente al playoff di Europa League con una giornata d’anticipo. Chiedeva una risposta europea dopo la disfatta di Praga, ha ottenuto una partita altrettanto deludente contro il Servette. Da qui le accuse ai giocatori, con riferimenti quasi macabri: «D’ora in poi ci sarà gente che andrà in campo solo quando gli altri sono morti. Qualcuno stavolta ha perso un’occasione...». 

I destinatari

Con chi ce l’aveva? Mourinho non ha voluto premere il grilletto, indicando un colpevole, ma basta fare due ragionamenti per individuare dove fosse puntato il suo mirino. Aouar per esempio, novanta minuti in panchina contro l’Udinese e titolare giovedì, è stato sostituito per primo dopo 55 minuti di confusione totale. Sicuramente lui è uno degli imputati. Il primo, anzi, già chiamato in causa in passato dall'allenatore per gli atteggiamenti sgraditi. Forse anche El Shaarawy e Celik, due titolari a singhiozzo, sono coinvolti nel discorso: il primo in questo 2023 ha risolto diversi problemi da subentrato ma non è stato altrettanto efficace quando Mourinho lo ha inserito in formazione; il secondo invece, terzo nelle gerarchie degli esterni destri, ha dei limiti generali che si manifestano periodicamente. Un altro che gioca poco è Belotti, che però anche contro il Servette è stato utilizzato per 9 minuti più recupero.

I titolari

Ma nel bersaglio degli strali stavolta sono finiti anche «quelli che di solito giocano titolari e che entrando dalla panchina non hanno aiutato la squadra». Qui non resta che osservare le sostituzioni. Non c’entra Belotti, appunto, e c’entra poco Renato Sanches che è quasi sempre infortunato. Il riferimento nemmeno troppo implicito era rivolto a Pellegrini e Spinazzola, che in effetti non hanno migliorato la Roma nel secondo tempo. Ma Pellegrini, che è il capitano e deve ancora trovare la migliore condizione, è sempre stato uno dei pretoriani di Mourinho. E’ cambiato qualcosa tra loro? Lo scopriremo presto. Come capiremo già a Reggio Emilia se qualcuno pagherà la pessima esibizione svizzera. Su questo punto l’allenatore ha commentato amaro: «Io non sono Guardiola, non posso sostituire un calciatore che non mi piace con un altro senza condizionare la squadra». E’ la sua verità, è la verità.


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