Questa Roma è entusiasmo e delusione, dolce e amaro, chiaro e scuro, luce e buio. Europa e Italia. Può arrivare fino in fondo o andare a fondo. Ti esalta e ti spiazza, ti strega e ti fa incazzare. E purtroppo credo che senza arricchimenti a gennaio non possa cambiare né caratteri, né sostanza. Questa Roma è Dzeko.
Lo Dzeko originale, quello di Londra (ricordate, giusto un anno fa, il 18 ottobre?); lo Dzeko, dicevo, che la butta dentro da ogni dove, e la spizza, e non ha motivo di lamentarsi platealmente con i compagni, ha spinto la Roma dei troppi risentimenti (non solo muscolari) al primo posto nel girone. Grande serata, per lui e Di Francesco e per la squadra più bipolare del momento, capace di andare in difficoltà con Frosinone, Bologna, Chievo e Spal, ma anche di ritrovare nel giro di poche ore energia, fiducia e primato in Europa («son contento di rigiocare subito» la profezia consolatoria del tecnico sabato pomeriggio). Ripeto: per quello che abbiamo visto fin qui e per come è stata pensata, difficilmente potremo avere in futuro una Roma dall’andamento lineare: probabilmente questo evidentissimo limite costringerà Di Fra a scelte più decise, riducendo alternanze e sperimentazioni e puntando, appunto, sull’esperienza, sull’usato: la formazione iniziale di ieri altro non era che la conservazione di otto undicesimi del gruppo dello scorso anno: Olsen, Santon e Nzonzi le novità.
Inutile che sottolinei l’alta qualità della triangolazione Pellegrini-ElSha-Pellegrini che ha portato al gol del vantaggio: fin troppo semplice la chiusura di Dzeko che ha così arricchito la sua invidiabile media-gol in Champions. E’ stata questa la svolta di una partita che fino alla mezz’ora aveva visto prevalere la freschezza dei russi e la lentezza della costruzione della Roma che non può certo pretendere la rapidità di testa e di piede da Nzonzi, centrocampista da uno o due tocchi al massimo: i tempi della mediana non paiono avere ancora la necessaria consequenzialità, anche se De Rossi, che è ancora il migliore della compagnia, si sforza di fungere da collante tra i reparti ma anche da riferimento per tutti.
Il raddoppio, sempre di Dzeko su invito di El Shaarawy, ha dato la spinta definitiva alla squadra che ha ritrovato la giusta levità. E nella levità si è esaltato Ünder.