ROMA - Fa festa la Juve, alza ancora la Coppa con un capitano da leggenda come Buffon, in un’altra notte speciale, nel segno di un dominio da consegnare agli almanacchi del calcio. L’ennesima perla di un’epoca favolosa: la quarta Coppa Italia di fila, in attesa di celebrare il settimo scudetto consecutivo. Una notte che si incastra in una stagione emozionante: il tricolore in tasca, la finale stravinta contro il Milan, il rimpianto per quella sfida di Champions League contro il Real rovinata solo dall’arbitro, dopo lo show bianconero al Bernabeu. Prima Benatia, poi il 2-0 di Douglas Costa e il tris del difensore marocchino con la doppia complicità di Donnarumma, fino al poker nato dall’autogol di Kalinic. Una gara a senso unico. A fare la differenza, a spostare i valori, è stata la qualità infinita della Juve. Concentrazione, orgoglio, una lettura scientifica dei momenti cruciali di una partita: i bianconeri confermano la loro netta superiorità, la loro insaziabile capacità di costruire successi, di sapersi rimettere ogni volta in discussione. Una Juve che non ha subito neppure un gol in Coppa. E che è lo specchio di una struttura societaria perfetta, in grado di rappresentare un modello in Italia e all’estero. Non fermarsi mai: ecco lo slogan. Una Juve che vince e già progetta il futuro, senza perdere tempo a rileggere il suo meraviglioso romanzo, a guardare quella lunga collezione di trofei cominciata nel 2012. Una Juve bella e spietata, nutrita dal talento manageriale di Agnelli e Marotta, dalle intuizioni di Paratici e dal carattere di Nedved, prezioso anello di congiunzione tra squadra e società. Una Juve senza rivali, almeno finora, in Italia. E in grado di far tremare anche il Real Madrid. Un capitolo a parte lo merita Buffon, decisivo anche a quarant’anni, fedele a una carriera da mito. Impietoso il confronto con Donnarumma, a conferma che serve sempre grande prudenza nei paragoni: lo juventino ha creato le basi per questa festa con due parate da applausi, mentre il rossonero ha commesso due errori sul 2-0 e sul 3-0. Una Juve da record che appartiene di diritto naturalmente anche ad Allegri, in grado di spostare gli equilibri con la sua logica, con il suo istinto, con la sua capacità di cambiare modulo e uomini. E il trionfo in Coppa, con Higuain in panchina e Mandzukic titolare, racchiude la forza nelle scelte di un allenatore che trova sempre le chiavi giuste. Vincere: è questa la specialità della Juve, che ha insegnato a tutti ad attribuire un valore assoluto anche alla Coppa. Un’altra lezione.