De Laurentiis produce numeri, insegue da sempre e con invidiabile successo l’equilibrio dei conti nella competitività (alta): avrebbe tuttavia risorse in abbondanza per realizzare il film-scudetto. A tutt’oggi è più Cinecittà che Hollywood. Sarri ha fatto hollywood per un po’, da agosto ad aprile, ben sapendo che gli attori, pur bravissimi e disponibilissimi, non avrebbero potuto vincere l’oscar - troppo attrezzata la concorrenza. De Laurentiis è intuitivo e esplosivo, ma molto meno istintivo di quel che si pensi; Sarri un riflessivo che ogni tanto vorrebbe esplodere. Sarri ha assorbito con difficoltà alcuni eccessi verbali del presidente, “di quelli che durano mezz’ora”, così come prima di lui avevano fatto Ventura, Reja, Donadoni (in misura minore), Mazzarri e Benitez; De Laurentiis riafferma periodicamente la prevalenza del presidente su allenatore, giocatori, tifoseria, stampa.
L’amore tra Napoli e Sarri è sbocciato in pochi mesi, quello tra la città e De Laurentiis, che la squadra l’ha salvata e rilanciata, mai: a garantire i periodi di tregua sono stati esclusivamente risultati ed emozioni - ma è il destino dei presidenti di calcio. E’ stato fin troppo naturale per il San Paolo scegliere tra Sarri e De Laurentiis dopo le parole di quest’ultimo che, pure, contenevano alcune insindacabili verità: l’impiego ridotto della rosa resta un limite per chi allena una squadra top impegnata su quattro fronti. Se mi chiedono da che parte sto, la mia risposta è semplice: da quella del tecnico che ha fatto gli interessi del presidente e della società (nessun acquisto di livello l’estate scorsa, un sensibile incremento del valore complessivo del gruppo) e mostrato al campionato qualcosa di nuovo eppure di antico, il calcio addestrato, la manovra di qualità, il bel gioco. Un’anomalia, per la Serie A. Ora l’ideale per Napoli sarebbe lo sviluppo del progetto attraverso un notevole arricchimento in termini di qualità e personalità della squadra, ma dubito che De Laurentiis decida di abbandonare la strada del certo per l’incerto, poiché il calcio non è una scienza esatta e non è sicuro che a grossi investimenti (estemporanei) corrispondano risultati migliori di un secondo posto e di un passaporto europeo. Nei sogni, diceva Yeats, comincia la responsabilità.