ROMA - Gabriel Batistuta, se le dico Circo Massimo, che effetto le fa?
«Festa, gioia. La festa per lo scudetto. La notte magica di Roma».
Come la ricorda?
«La ricordo benissimo. Ricordo che i tifosi si sono arrabbiati perché io non sono salito sul palco. Con Marco Delvecchio siamo andati in moto con due parrucche in testa e ci siamo mescolati così tra la gente. Non ci riconosceva nessuno. Siamo stati proprio sotto il palco e ci siamo divertiti molto. Mi creda: il piacere di vedere tutta quella gente così felice era incalcolabile.
Si può vincere in tanti posti, sto parlando del calcio, ma quella sera vedere la gente impazzita, senza pensieri, è stato incredibile. Si capiva che avevano bisogno di festeggiare, avevano bisogno di allegria. Anche la futile, inspiegabile e incontenibile gioia che può darti una vittoria conquistata sul campo da altri. Da altri, che diventi tu. E’ stata una bella cosa. Non è durata solo quella notte, è durata un mese, la città era come sospesa, il cielo sembrava giallorosso. A parte la soddisfazione personale di vincere, il piacere principale e fondamentale è pensare che tutta quella gioia, di tutta quella gente, è anche merito tuo. Della tua fatica, del tuo talento, del tuo lavoro».[...]
Le sue gambe come stanno?
«Sto meglio ora, molto meglio rispetto a due anni fa, riesco a camminare. Ogni tanto faccio persino qualche partitella, come quella di mercoledì sera. Non sto benissimo, ma cammino. Due anni fa pensare a camminare era un sogno. Camminare normalmente era l’unica cosa che desideravo, riuscire a camminare con mia moglie, i miei figli... Da due anni a questa parte ho fatto un paio di punture curative e sto migliorando. Mi mantengo vivo con un dolore che però non ha niente a che vedere con quello terribile che sentivo due anni fa. Ora lo sopporto benissimo. Spero di poter mantenere questa vita. Ho conosciuto l’inferno dell’immobilità. Mi creda, è stata dura».[...]
Cosa è stato Maradona per il calcio argentino e per lei?
«Per me è stato il più grande di tutti. Diego rappresenta anche l’argentino in tante cose, non solo del calcio. E’ il primo che ci ha portato alle stelle, vincendo il Mondiale. Ha carisma, aveva un talento e una fantasia rari. Messi, anche se tecnicamente è uguale o magari superiore, non riesce a superarlo. Il carisma di Maradona non è quello di Lionel. Diego poteva anche gestire lo stadio, tutti guardavano lui. Ho giocato con lui e le posso dire quanto fosse decisivo tecnicamente per la squadra. Io ho visto cosa succede accanto a Diego, vive accompagnato da una luce particolare. Anche se non sono d’accordo con molte cose che lui fa - il suo stile di vita non è il mio, io sono quasi l’opposto- noi due abbiamo però una buona relazione e per me lui è e resterà il più grande».[..]
Davide Astori. Che le dice la storia di questo ragazzo?
«Sono ancora sotto choc. A volte voglio parlarne, però rimango senza parole, subito. Cosa dico? Non mi viene da dire niente, solo da pensare al suo destino. Non riesco a trovare le parole, mi sembrano vuote o piccole».
C’è un giocatore italiano che le piace in questo momento?
(Ci pensa a lungo) «Mi piace Ciro Immobile».
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