ROMA - Presidente Zingaretti oggi si gioca il derby Roma-Lazio: è una sfida sentitissima come al solito, ma stavolta con un valore aggiunto tecnico notevole. Che partita si aspetta di vedere?
«Mi pare ci siano tutti gli elementi per assistere a un grande spettacolo. Intanto perché le due squadre sono nei primissimi posti. Poi perché guidate da due allenatori giovani, che stanno mettendo in gioco una parte importante della loro vita professionale, con risultati finora ottimi. C’è anche il segnale importante che arriva da un Olimpico pieno. Mi auguro ci siano molte famiglie e ci sia quella parte della città che ama lo sport. Certo, da tifoso lo vivo con una certa apprensione, come ogni vigilia del derby. Da amministratore lo vivo invece come una bellissima giornata. Il derby è storicamente un’opportunità per vivere insieme un appuntamento sentito da tutta una comunità».
In questo contesto ha scelto il derby per lanciare la campagna anti-bullismo. Ricordiamo che proprio la Regione Lazio è stata la prima a votare una legge di contrasto al bullismo. Perché l’ha individuato come tema qualificante?
«Il bullismo è uno di quei temi su cui non si deve commettere l’errore di pensare che c’è sempre qualcun altro che se ne deve occupare. Una volta il professore, un’altra volta le forze dell’ordine, un’altra ancora la famiglia. O perfino le Procure. Noi abbiamo fatto questa battaglia nella convinzione che si vince se tutti sono coinvolti. C’è certo un impegno di controllo repressivo. Ma c’è soprattutto la necessità di una mobilitazione culturale che non può calare dall’alto, dalla scuola. Deve vedere protagonisti i ragazzi e le ragazze. La campagna ha come cuore questo obiettivo: stimolare i più giovani affinché mettano ai margini quei disvalori violenti che purtroppo nella società esistono. Credo che tanti di questi fenomeni nascano dalla solitudine. Perché c’è tanta violenza nei social network? Perché non vedi l’interlocutore. Fare un’affermazione avendo davanti un’altra persona ti riempie di responsabilità. Questo elemento di confronto nei social network viene meno. La campagna punta anche alla riflessione sull’utilizzo di questi mezzi. Che consentono enormi opportunità, ma contengono anche grandi rischi, se non vengono usati con attenzione. Noi abbiamo fatto addirittura una legge in proposito: perché o tutti ci prendiamo la responsabilità di fare qualcosa o non vinceremo mai».
Una delle mission del derby è provare a mettere tra parentesi la delusione per l’eliminazione dell’Italia dai mondiali. Quale è la sua idea sui motivi di questo fallimento sportivo?
«Dobbiamo investire di più sui giovani. Oggi facciamo troppo poco. Credo che i club ora investano nei vivai circa il 10 per cento degli utili. Invece bisognerebbe investire il 10 per cento del fatturato. Oggi anziché assumersi il rischio di investire su un giovane, si preferisce aspettare che si formino da altre parti del mondo, per poi acquistarli. Ma è una scorciatoia. Così danneggiamo i calciatori italiani negando a tanti giovani il diritto ad andare avanti. Moltissimi ragazzi si trovano, per esempio, a un certo punto della loro vita di fronte all’alternativa: studio o continuo a giocare al calcio? Ecco noi dobbiamo creare infrastrutture tali da permettere a chi vuole giocare a calcio di studiare al liceo o all’università senza rinunciare alla carriera agonistica. L’eliminazione deve spingerci ad aprire una stagione di grandi investimenti sulle generazioni future. Lo stesso discorso ovviamente vale per gli atleti di altre discipline sportive».
La Regione Lazio ha fatto qualcosa in questa direzione?
«Sì, certo. Abbiamo investito moltissimo sulle scuole. Con tre operazioni, credo innovative. La prima: abbiamo chiesto a tutte le scuole superiori del Lazio di quali attrezzature avessero più bisogno. E abbiamo rifornito istituti per un totale di 240mila studenti con dei kit contenenti quanto ci avevano chiesto: maglie, scarpe, palloni da basket, racchette da tennis, tavoli da ping pong e altre attrezzature. Perfino pareti da arrampicata. Come seconda operazione abbiamo investito nelle palestre usando i fondi europei per l’efficientamento energetico. Il che significa in un ambiente vecchio o messo male sistemare il pavimento, gli infissi, il riscaldamento. Abbiamo cioè modernizzato ambienti fatiscenti o addirittura chiusi. Infine: abbiamo presentato al Coni, con tutto l’associazionismo sportivo, un bando per ristrutturare gli impianti con l’ausilio del Credito Sportivo. Il nostro messaggio è: d’accordo c’è la crisi, ma noi siamo qui, pronti a dare una mano».
Il Lazio è stato sempre un formidabile serbatoio di talenti. I vivai però costano e i club per ampliare i loro ricavi chiedono stadi di proprietà: hanno ragione? §
«Penso di sì. Anzi, è un obbligo. In Europa nell’ultimo decennio sono stati costruiti circa 160 stadi e in Italia solo 3. Questo significa che i club europei hanno su quelli italiani un vantaggio notevole. Dimostrando una capacità superiore di fare impresa e sistema»,
La Roma ha presentato un progetto all’allora giunta Marino, poi rivisto dalla giunta Raggi, che ora è arrivato in Conferenza dei servizi. Crede si possa avere un via libera in tempi rapidi?
«Guardi se fosse andato avanti il progetto iniziale il cantiere sarebbe già aperto. Gli uffici stanno seguendo il progetto per aiutare la Roma a realizzarlo. Dobbiamo fare uno stadio bello per una grandissima società e permettere ai tifosi di andarci e di tornare in piena sicurezza. E’ una tutela indispensabile».
Che tempi dunque prevede?
«Il 24 c’è la Conferenza dei servizi. Noi lavoriamo perché i tempi siano celeri. Proprio con questo obiettivo abbiamo convocato la Conferenza con l’obbligo di inviare i pareri il 22. Allo stato attuale non ne è arrivato uno. Faccio anzi un appello affinché siano pareri chiari da parte di tutti gli organi coinvolti: Ministeri competenti, Comune, Regione e Città Metropolitana».
E se dovesse arrivare anche dalla Lazio un progetto per uno stadio di proprietà?
«Sarebbe valutato con la medesima attenzione con cui stiamo valutando quello giallorosso».
Nei giorni scorsi il Mondiale di rugby del 2023 è stato assegnato a Parigi come le Olimpiadi 2024. Roma aveva ritirato la candidatura perché era sostenuta con le risorse della corsa ai Giochi. Qual è la sua opinione riguardo ai grandi eventi?
«Possono essere una grande opportunità o una grande truffa. Dipende da come li fai. E’ un errore pensare che possano essere o l’una o l’altra cosa soltanto. Mi auguro che la vicenda Olimpiadi sia servita per far comprendere a tutti che è stata un’opportunità persa. Ha marginalizzato il ruolo della Capitale come grande meta internazionale. E’ stata una decisione nel mondo poco compresa. E soprattutto il post ne conferma, guardandoci intorno, quanto sia sbagliata l’idea che il grande evento sia alternativo alla quotidianità: buche, trasporti, periferie. L’economia di Roma non vive solo perché c’è il governo, il presidente della Repubblica e il Papa. L’essere Capitale è la condizione per rilanciare questa grande metropoli e offrirla al mondo. Ma non voglio polemizzare. Voltiamo pagina. Cerchiamo di imparare dagli errori compiuti. Poi dobbiamo ricucire un rapporto virtuoso tra Roma e i territori intorno: il suo aeroporto è nel comune di Fiumicino, il suo porto è nel comune di Civitavecchia, le Terme sono a Tivoli e potrei continuare. Il tema del traffico a Roma è un tema che riguarda soprattutto le consolari, che fanno entrare e uscire centinaia di migliaia di persone ogni giorno. Questo succede perché troppe funzioni pregiate sono state messe nel cuore dell’Area metropolitana e troppe poche fuori. Noi abbiamo, per questo, riaperto ospedali come a Monterotondo o a Subiaco perché è sbagliata l’idea che per curarsi bene si deve andare in città. E continueremo con questa scelta. Non si possono portare fuori solo le case senza le funzioni, le strutture. Questo lo dico perché quando fai i dossier per candidare una città a una grande manifestazione, tra le prime cose che ti chiedono sono gli indici di traffico, gli indici di infrastrutture. Una delle cose migliori fatte per Roma in questi ultimi tempi è aver servito la linea ferroviaria per l’aeroporto con i treni Jazz ultima generazione, con corse che partono ogni 15 minuti. L’83 per cento dei treni dei pendolari sono nuovi, fatti insieme con le Ferrovie. E questo c’entra con la competitività di una città. Quando arrivano i dossier da riempire, una delle prime richieste è: come ci si muove nella città?»
Ma ci sono le condizioni per un rilancio di Roma?
«Penso di sì. Ci stiamo lavorando con il ministro Calenda e il sindaco Raggi. Serviranno investimenti. Il più grande cantiere della città sarà quello della linea ferroviaria che da Piazza del Popolo arriverà a Viterbo. Serve poi dirci la verità: Roma è competitiva se funzionano i servizi. Che è poi la stessa cosa che chiedono i turisti e i romani».
Dove vedrà il derby?
«A casa mia, in televisione. Come al solito».