NAPOLI - I carabinieri di Napoli hanno arrestato 10 persone (7 in carcere e 3 ai domiciliari) del gruppo di camorra "Vanella Grassi" di Secondigliano in un' operazione scattata all'alba nel capoluogo campano. Nei riguardi dei dieci è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare al termine di un'inchiesta della Dda di Napoli sull'attività del clan su scommesse e partite di serie B. Durante le indagini è stata intercettata una telefonata nella quale si dice: "Dobbiamo mangiare tre polpette, abbiamo la pancia piena". Sette persone sono state condotte in carcere, i rimanenti tre ai domiciliari; in particolare, una persona è indagata per il favoreggiamento di uno dei capi della consorteria camorristica mentre gli altri due per aver alterato il risultato di partite di calcio professionistico a favore della stessa organizzazione, reati tutti aggravati da finalità mafiosa.
Nel corso di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale antimafia di Napoli I militari dell'Arma hanno identificato i componenti la rete di affiliati vicina al capo clan Umberto Accurso (arrestato dai carabinieri l'11 maggio 2016) e individuato gli specifichi incarichi di armiere, capo piazza, pusher e distributori di mesate agli affiliati e ai familiari dei detenuti.
L'INDAGINE - L'indagine dei carabinieri che ha svelato un giro di scommesse su gare di calcio ha portato alla luce la capacità di influenzare alcune partite di B del 2013-2014, giocate in Campania nel 2014: attraverso un 'contatto' (un calciatore ora in A, indagato ma non raggiunto da misura cautelare) il capo clan e i sodali hanno attratto altre persone; per carabinieri hanno messo a disposizione ingenti somme di denaro per corrompere giocatori di una squadra campana di B, influenzando due gare disputate a maggio 2014. Il difensore del Genoa, Armando Izzo, il centrocampista dell'Acireale, Francesco Millesi, già in forza all'Avellino, e l'ex calciatore Luca Pini, sono indagati dalla Dda di Napoli nell'inchiesta su camorra e calcio. Nei riguardi dei tre si ipotizza il reato di partecipazione esterna ad associazione mafiosa. Nei riguardi di Izzo, Millesi e Pini, la Dda ipotizza un concorso esterno, senza un inserimento organico, alle attività del clan di camorra "Vanella Grassi".
INCHIESTA FIGC - Anche la Figc ha aperto un'inchiesta. Il Procuratore, Stefano Palazzi, ha avviato la procedura di apertura di un'inchiesta della giustizia sportiva sulla base dell'indagine della Procura di Napoli per la quale sono stati indagati oggi tre calciatori. Palazzi ha sentito telefonicamente poco fa il procuratore aggiunto Filippo Beatrice, e nei prossimi giorni riceverà gli atti dell'inchiesta napoletana.
PARTITE NEL MIRINO - In particolare, gli inquirenti ipotizzano che i tre si siano messi a disposizione dell'organizzazione allo scopo di influire su alcune partite del campionato di calcio di serie B sulle quali i vertici del clan scommettevano denaro. Sono due le partite per le quali la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ipotizza il reato di frode sportiva. La prima è Modena-Avellino del 17 marzo 2014; la seconda è Avellino-Reggina del 25 maggio dello stesso anno. Secondo gli inquirenti Antonio e Umberto Accurso, entrambi ritenuti esponenti del clan "Vanella Grassi", avrebbero promesso 200.000 euro e poi consegnato materialmente 30.000 euro al calciatore Francesco Millesi, attraverso l'intermediario l'ex calciatore Luca Pini. Millesi avrebbe utilizzato tale somma - sempre secondo l'accusa - per corrompere altri giocatori; in particolare, avrebbe "influito" su Maurizio Peccarisi per favorire la rete del Modena contro l'Avellino in conformità dell'accordo illecito. Sulla partito gli Accurso avrebbero scommesso 400.000 euro, guadagnandone 60.000. Per quanto riguarda l'altro capo di imputazione, relativo alla partita Avellino-Reggina, Antonio Accurso è accusato di aver offerto 50.000 euro, consegnati sempre attraverso Luca Pini a Millesi che li avrebbe utilizzati per corrompere giocatori della Reggina non identificati e favorire la vittoria dell'Avellino sulla quale lo stesso Accurso aveva scommesso 400.000 euro guadagnandone 110.000.
L'ASCESA DI IZZO - Ha appena "conosciuto" l'Azzurro, Armando Izzo, difensore del Genoa che il tecnico Gasperini ha valorizzato e plasmato, tanto da meritare l'attenzione del ct Antonio Conte che lo ha chiamato per lo stage pre Europeo a Coverciano. Izzo è indagato, con l'accusa di partecipazione esterna ad associazione mafiosa, nell'indagine che ha svelato un giro di scommesse su gare di calcio del campionato di serie B nella stagione 2013-2014 con risultati alterati dalla camorra. Forte di testa, bravo con i piedi, può giocare sia a destra che a sinistra ed ha tra le caratteristiche principali un perfetto senso della posizione e un'innata capacità nell'anticipo. Arrivato al Genoa nell'estate del 2014, a 22 anni (è nato il 2 marzo del 1992) in due campionati alla corte di Gasperini ha collezionato 50 presenze migliorando la precisione negli anticipi, che spesso finiva per portarlo al fallo ed al cartellino, e crescendo nell'impostazione del gioco finendo sul taccuino degli osservatori di molte squadre italiane. Milan, Inter, Napoli e Fiorentina sono interessati al giocatore costato al Genoa appena 400 mila euro e valutato attualmente oltre 5 milioni. Cresciuto nell'Arci Scampia ha iniziato la trafila nelle giovanili del Napoli ma per la scomparsa prematura del padre è stato costretto ad abbandonare il mondo del calcio per aiutare la famiglia. Ripresi gli scarpini è arrivato sino alla Primavera partenopea per vestire le maglie di Triestina ed Avellino prima del Genoa.
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«ERO INFORTUNATO» - “Apprendo dai giornali queste notizie che mi vedono coinvolto, in vicende a me assolutamente estranee - dice Izzo ad IamNaples.it -. Sono un calciatore e non ho mai neanche pensato di truccare una partita. Voglio solo precisare che nelle due gare di cui parlano i mass media (Modena-Avellino e Avellino-Reggina, ndr) ero infortunato e non vi ho neanche preso parte. Ho piena fiducia nella Magistratura e sono sicuro di riuscire a chiarire la mia posizione”.
L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA LEGA DI B - «Nonostante il gran numero di controlli che facciamo, è impossibile ridurre a zero il rischio di fenomeni di questo tipo: come Lega di Serie B gestiamo 500 partite ogni anno e abbiamo oltre 800 tesserati». È quanto ha dichiarato Andrea Abodi, presidente della Lega di Serie B, commentando il blitz che stamane ha portato all'arresto di 10 persone legate alla camorra per un giro di gare truccate, fra cui alcune del campionato cadetto. «Sono fatti gravi, anche se limitati a due gare - ha detto -. È l'ennesimo attentato della criminalità organizzata nei confronti del calcio.
Alla Dda e alla Procura di Napoli garantiamo la nostra piena collaborazione. Nel nostro impegno quotidiano stiamo cercando di rendere sempre più efficace il contrasto a ogni forma di illegalità e di infiltrazione malavitosa».
DALLA PROCURA - Dalle indagini sulle scommesse truccate sono emersi «elementi concreti» e «le dazioni di denaro sono state provate», ciò in base alle dichiarazioni raccolte dagli inquirenti e al contenuto di sms e conversazioni telefoniche intercettate. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Napoli, Filippo Beatrice, coordinatore della Dda, a proposito dell'inchiesta su calcio e camorra.