Ora tutti diranno che c'era da aspettarselo. Anzi, si sprecheranno coloro i quali giureranno di averlo previsto. In realtà c'era un motivo per cui ci si poteva aspettare una reazione: la beffa di Ascoli è stata immeritata, ha scottato sulla pelle di tutti. Poi, certo, il ricordo del Brescia e di una partita che all'andata non doveva andare in quel modo. Una partita che, togliendo dai giochi il capitano Daniele Dessena, ha tolto al Cagliari un numero inquantificabile, ma di sicuro elevato, di vittorie. Una profonda ingiustizia, frutto non del caso ma di una condotta che non è stata neanche sanzionata, in campo e fuori. E che qualcuno, tuttora, continua a giustificare senza provare vergogna.
Sei gol sono la risposta alle ultime partite andate storte, che tranne pochi casi circoscritti - Novara e il recente ko interno con lo Spezia - sono veramente nate sotto una pessima stella. Aggredire gli avversari dal primo secondo di gioco nonostante una temperatura che invitava a escursioni balneari nel vicino Poetto, beh ci vuole fisico, grinta, coraggio. Ci vuole soprattutto la testa che il Cagliari purtroppo in varie occasioni non ci ha messo con analoga determinazione. Stavolta sì, e che differenza.
Annientato il Brescia, sotto la spessa coltre di sei gol che potevano essere anche di più, quindici tiri effettuati di cui dieci nello specchio della porta. Non c'è stata partita. Il Crotone riavvicinato è un elemento accessorio di cui si può anche fare a meno, ciò che conta è che ci sono undici punti di margine sulla terza in classifica e le partite da giocare sono scese a sei. Ora ci sono due motivazioni fortissime: ritrovare il Como, che all'andata si è salvato in maniera a dir poco immeritata, e chiudere il discorso con l'aritmetica sabato quando arriverà il lanciano al Sant'Elia. Già, nello stadio oggi pieno solo a metà, per una partita che si sapeva quanto voleva dire. Chi sostiene che sono pochi i ventunomila posti previsti nel progetto del nuovo stadio, vive probabilmente su un altro pianeta.