Roma, De Sanctis: «Tifosi, tornate allo stadio»

«Se si comporteranno bene, anche le istituzioni rivedranno certe posizioni. Gli attentati di Parigi? Difficile un commento, il terrorismo ha cambiato le nostre vite. Il mio futuro? Giocherò ancora, spero nella Roma»
Roberto Maida
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ROMA - Terrorismo, curve, contratti. Come sempre Morgan De Sanctis sa parlare di qualunque argomento. Intervenuto all'Auditorium di Roma come relatore al convegno organizzato dall'associazione giovanile Ted, il portiere ha commentato così la strage di Parigi: «E' impossibile restare indifferenti verso qualcosa che ha cambiato per sempre le nostre vite. Per fortuna Garcia e i giocatori della Roma impegnati allo Stade de France stanno bene. Ma è stata una notte terribile, è difficile trovare gli aggettivi». 

I TIFOSI - Sul tema del rapporto con la passione, motivo per cui era stato interpellato dall'associazione, De Sanctis ha chiarito: «Bisogna distinguere tra i tifosi, che sono la maggior parte, e altri che non so come definire. Non si deve generalizzare, perché non è corretto. Rispetto all'episodio dello scorso anno (le minacce sotto la Curva Sud dopo Roma-Fiorentina, ndr) la federazione ha fatto un intervento forte. Per quello che riguarda l'affetto, noi vogliamo che la gente torni allo stadio. Io non ci sono mai stato da tifoso, o comunque mai nell'ultimo periodo, quindi considero sacrosante certe rivendicazioni. Ma devono capire che per noi è fondamentale che siano al nostro fianco. Tornino e si comportino nella maniera giusta. Si accorgeranno che le istituzioni accetteranno di rivedere certe posizioni in nome della normalità».

IL FUTURO - In scadenza di contratto, nel 2016 compirà 39 anni ma non ha intenzione di rititarsi: «Con un pizzico di presunzione dico che posso ancora dare tanto, perché mi sento bene. Il mio ruolo adesso è fare il professionista, anche se quasi sempre in carriera mi è capitato di giocare titolare. E continuerò perché è giusto così, è troppo comodo cambiare atteggiamento a seconda che si giochi o meno, nessuno scrive sui contratti che sei primo, secondo o terzo portiere. La mia priorità resta la Roma, la squadra della città dove ho deciso di vivere a fine carriera. Ma non c'è un appuntamento fissato con i dirigenti per parlare di rinnovo. Potrebbe essere a dicembre o anche dopo, non abbiamo fretta».


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