Coronavirus, nelle terapie intensive priorità ai pazienti con più speranza di vita

I nuovi criteri sono stabiliti dalla Fnomceo: "Le condizioni generali e un gruppo di altri valori saranno determinanti di fronte a questa terribile scelta"
Coronavirus, nelle terapie intensive priorità ai pazienti con più speranza di vita© EPA
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È quasi brutale dirlo ma, in caso di sovraffollamento nelle terapie intensive, verrà data prorità ai pazienti con più speranza di vita. Lo stabiliscono i nuovi criteri decisi dai medici per alleviare il dilemma dei rianimatori, quotidianamente impegnati nella lotta all'epidemia da Coronavirus. Purtroppo il problema è la carenza dei posti letto che obbliga gli ospedali a fare delle scelte sulla base delle "esigenze di giustizia distributiva e di equa allocazione delle risorse sanitarie disponibili" e non più soltanto seguendo l’appropriatezza e la proporzionalità delle cure. 

I criteri

Prima la precedenza sarebbe andata a quello più giovane. Stavolta il documento della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), che lo ha condiviso con la Siaarti, stabilisce che il criterio di scelta tra pazienti non sarà più l’età, ma le patologie pregresse. I criteri, si legge nel documento, comprendono: "La gravità del quadro clinico, le comorbilità, lo stato funzionale pregresso, l’impatto sulla persona dei potenziali effetti collaterali delle cure intensive, la conoscenza di espressioni di volontà precedenti nonché la stessa età biologica, la quale non può mai assumere carattere prevalente. Una delle preoccupazioni maggiori che abbiamo, se non ci saranno interventi nel rallentamento della curva epidemica nel giro di poche settimane, è che ci ritroveremo ad avere un esaurimento di posti letto giorno dopo giorno - ammette Filippo Anelli, presidente della Fnomceo -. A quel punto è come se giocassimo alle roulette russa: uno entra e gli altri rimangono fuori. E’ una situazione che non ci possiamo permettere".

A chi dare priorità

Si legge ancora: "Abbiamo provato a regolamentare una situazione che era già accaduta nei periodi più bui del lockdown e aveva suscitato una serie di polemiche, perché la decisione di ricoverare o di scegliere chi deve essere attaccato alla macchina per avere una speranza di vita rispetto ad altre pone problemi etici e morali". Il problema di coscienza dei medici andava insomma risolto. "Per noi diventa importante tranquillizzarli per quanto possibile. Nel nostro codice deontologico non si è mai posto il problema della scelta, e questo la dice lunga rispetto alla gravità della situazione. Il dramma che viviamo è la carenza dei medici, e per la formazione servono anni". Dunque "le patologie, le condizioni generali e un gruppo di altri valori che il medico dovrà valutare caso per caso saranno determinanti di fronte a questa terribile scelta".


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