Tuffi, De Rose torna a volare

Il circuito delle grandi altezze fa tappa in Puglia: l'azzurro in gara domenica sotto gli occhi di Tania Cagnotto. Aceti, il suo primo allenatore, racconta: "Orgoglioso di lui, ha trovato la sua strada"
Tuffi, De Rose torna a volare© AP
di Paolo de Laurentiis
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ROMA - Alessandro De Rose torna a volare. Archiviato il Mondiale di Kazan, i tuffi dalle grandi altezze sbarcano in Italia, a Polignano a Mare (provincia di Bari) con il circuito Red Bull: domenica sarà spettacolo, sotto gli occhi di Tania Cagnotto. L’azzurro è uno dei personaggi più spontanei del mondo delle piscine. Un giramondo che ha trovato la sua strada. Nato e cresciuto a Cosenza, una tappa a Londra dove ha trovato lavoro nel giro di pochi giorni, il rientro in Italia a Trieste per allenarsi ed allenare. La notorietà grazie al Mondiale e a una disciplina spettacolare come può essere tuffarsi da 27 metri, il corpo coperto di tatuaggi che immortalano i momenti - belli o brutti - della sua vita. 23 anni compiuti a luglio, De Rose tornando al Sud chiude un cerchio. La sua avventura era partita da Cosenza e proprio a Cosenza c’è chi lo segue con la passione e l’affetto di sempre, quello che lega un atleta bambino al suo primo allenatore, anche quando la carriera ti porta altrove. Il legame tra Gaetano Aceti e De Rose è saldo come non mai. Si sentono spesso, quando possono si vedono: «L’ultima volta - racconta Aceti - in occasione del compleanno della mia bambina. Che bello vederlo al Mondiale, è stata una soddisfazione enorme. Così grande che sono più contento per lui che per me che l’ho allenato da bambino…».
   
I tuffi a Cosenza sono una realtà che nasce intorno alla metà degli Anni Novanta. Prima c’era il nuoto, nell’allora centro federale. Poi il salto (o il tuffo…) in una specialità diversa: «Claudio Silvestri - ricorda Aceti - ha fatto tantissimo. Siamo partiti nel ’96 a livello amatoriale, l’anno dopo con una decina di ragazzi abbiamo cominciato a fare qualche gara a livello agonistico. Alessandro è arrivato alla fine degli Anni Novanta. Per lui non ci sono mai state cose facili: aveva problemi di peso e ha dovuto lavorare tantissimo per arrivare ad alto livello. Ho allenato anche Alessandro Tocci (altro azzurro dei tuffi, ndr) e dal punto di vista fisico il suo percorso è stato più agevole. Invece la strada di De Rose è sempre stata in salita, per questo vederlo al Mondiale e finalmente realizzato è stato meraviglioso. E’ vero, ha iniziato per vendetta e rivalsa. Nello sport non dovrebbe mai succedere ma lo conosco bene, è un bravo ragazzo che ne ha passate tantissime e gli sono stato vicino, come lui ha fatto con me. Vederlo gareggiare a questi livelli per me è la cosa più bella. Ha talento e, non dimentichiamo, anche un grande coraggio perché da lassù non è per niente facile. E’ una specie di supereroe… Così come sono orgoglioso di aver creato a Cosenza la realtà dei tuffi, anche se da due anni non alleno più. Ma questo è un altro discorso…».

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