ROMA - Gioca a rugby e indossa l’azzurro del Sei Nazioni. Fa sollevamento pesi e va in finale agli Assoluti. Getta il peso e sfiora i 15 metri, vincendo anche due tricolori da allieva. Infine tira di boxe e si mette al collo un argento europeo. E nei rarissimi momenti liberi dà una mano nella ditta di famiglia, un ingrosso di accessori per cani e gatti. All’anagrafe fa Flavia Severin, 27 anni, trevigiana di Paese, ma la chiamano tutti Fly (mosca) o Wonder Woman (traduzione non necessaria).
SCELTA - Quest’anno Fly aveva deciso di accantonare il rugby, forse lo sport che gli riesce meglio (quattro scudetti con le Red Panthers, 47 presenze in Nazionale, terza centro) per dedicarsi anima e corpo alla boxe. Il sogno era, neanche a dirlo, l’Olimpiade di Rio. I mezzi, le qualità, la testa per conquistarla c’erano tutti. Anche i chili. Troppi. Da domani Flavia avrebbe dovuto combattere ai Mondiali di Astana, in Kazakistan, validi quale torneo di qualificazione olimpica. Avrebbe dovuto farlo nei 75 kg, una delle tre categorie inserite nel programma dei Giochi. Invece dovrà ripiegare sugli 81 kg, che assegnano l’oro mondiale ma non il biglietto per Rio. Non ce l’ha fatta a rientrare nei limiti di peso.
SFINITA - “Flavia ha raggiunto il peso con grandi sacrifici dopo essersi allenata fino a tarda notte - ha spiegato Emanuele Renzini, c.t. delle ragazze - La mattina del peso ufficiale però ho valutato, con l'aiuto del dottor Lucania, che la sua condizione psico-fisica non le avrebbe permesso di sostenere un torneo così lungo e complicato. Flavia può realmente andare sul podio degli 81 kg, perciò il suo ingresso nella categoria olimpica dei 75 kg è rimandato agli Europei di novembre”. Wonder Woman deglutisce e incassa un colpo più duro di un diretto al volto. Ora proverà a scaricare la sua rabbia sulle avversarie.